Oltre ad offrire temi interessanti come il ritorno a buoni livelli di Alberto Bettiol o la strapotenza atletica di Benjamin Thomas, finora confinata ai velodromi, la recente Étoile de Bessèges ha fatto anche da vetrina all’ultimo vincitore del Tour de l’Avenir, Tobias Halland Johannessen, vincitore della tappa regina e terzo nella classifica generale dietro ai due citati.
Anche in un momento storico in cui atleti vincenti tra gli U23 o addirittura tra gli juniores riescono immediatamente a trasferire intatte le proprie qualità al piano superiore, senza quei tempi di maturazione quasi interminabili che sembravano essere ormai assurti al rango di consuetudine, l’ascesa, verticale, del giovane norvegese ha sfumature particolari.
Cresciuto sportivamente nel fuoristrada, alternando ciclocross e cross country, il corridore ora in forza alla Uno-X è arrivato solamente all’ultimo anno da u23 a disputare competizioni UCI su strada fuori dalla natia Norvegia. Il pinnacolo del Tobias Halland Johannessen biker è stato senza dubbio il bronzo ottenuto ai campionati del mondo juniores di cross country del 2016, a Nove Mesto, ma non sono mancate altre soddisfazioni personali, sia in mountain bike, come le due top 10 in Coppa del Mondo U23 (al suo primo anno nella categoria), in Val di Sole e a La Bresse, che nel ciclocross, nel quale si è laureato per 3 volte campione nazionale elite e ha vinto lo Stockholm Cyclocross.
Solo due volte, per quanto concerne il ciclocross, inoltre, si è misurato con i migliori tra i suoi coetanei in contesti di primo piano, al Koppenbergcross e al campionato europeo di ‘s-Hertogenbosch, entrambi nel 2018, portando a casa due onorevoli piazzamenti tra i primi venti. Insomma, il quadro che emerge da questi risultati non è tale da far gridare al predestinato ma non è nemmeno quello di un parvenu, considerando soprattutto il gap in termini di supporto e tradizione in quelle discipline nei confronti di realtà più strutturate rispetto alla Norvegia (basti pensare solo alla vicina Danimarca).
Nel 2021 inizia la sua avventura su strada e il battesimo, dopo che l’esordio programmato al Trofeo Piva è stato annullato a causa di una positività al covid nel gruppo squadra, è del fuoco: sconosciuto ai più e completamente a digiuno di esperienza internazionale nella specialità , viene lanciato nella mischia del Tour of the Alps. Sorprendentemente, non solo non viene fagocitato da una situazione molto più grande di lui, ma riesce addirittura ad arrivare 16°, insieme a Daniel Martinez (poi 5° al Giro d’Italia), nella prima tappa di montagna, prima che il covid gli rompa nuovamente le uova nel paniere e lo forzi al ritiro.
Al Giro U23 (per l’occasione U24) si presenta come una delle frecce all’arco della formazione development della Uno-X, inizialmente come luogotenente del più rodato Charmig e poi, dopo il crollo di quest’ultimo, come capitano, coadiuvato dal proprio gemello Anders. Se Ayuso si dimostra da subito irraggiungibile ogni volta che la strada accenna a salire, THJ si afferma con margine come il migliore degli altri: salirà per tre volte sul podio di tappa e sul secondo gradino di quello finale.
Dopo la parentesi olimpica, la seconda parte di stagione si apre con un secondo posto allo Sazka Tour dietro a Filippo Zana, condito da due vittorie di tappa, i suoi primi urrà su strada, a Dlouhé Stráně, sulla salita simbolo della Corsa della Pace, e a Šternberk, al termine di una tappa vallonata.
Tobias Halland Johannessen batte Filippo Zana, in volata, al Sazka Tour
Diventa quindi, a maggior ragione, uno dei naturali pretendenti alle prime posizioni del Tour de l’Avenir insieme a due vecchie conoscenze come Zana e Ayuso, ai quali si è aggiunto il professionista della Ineos Carlos Rodriguez. Messo fuori gioco il più giovane dei due spagnoli da una caduta, su un arrivo per scattisti i gemelli norvegesi fanno doppietta, con Anders davanti a Tobias, antipasto di quello che avverrà l’indomani sul Grand Colombier.
Sulla salita delle Alpi francesi, Tobias offre una prestazione monstre, facendo segnare valori vicini a quelli di Pogacar nella tappa vinta in volata su Roglic al Tour, stavolta dei grandi, dell’anno prima. Pur non essendo comparabili per via dell’ovvia diversità tra i due palcoscenici, i 6 w/kg per 50′ di scalata sono comunque indicativi delle potenzialità del norvegese e ci dicono che la base atletica per essere un corridore d’elite non gli manca.
Halland Johannessen si ripete il giorno dopo, controllando gli avversari e punendoli con una rasoiata nelle ultime centinaia di metri, mentre l’ultimo giorno viene attaccato da lontano da Carlos Rodriguez, il quale lo va a colpire dove è per forza di cose carente rispetto a chi ha una stagione e mezza di esperienza tra i pro: l’endurance. La difesa è disperata e viene portata a termine con successo per soli 7”, tanti bastano per far scrivere il suo nome nell’albo d’oro della corsa francese.
Dall’Avenir esce un corridore che dal lato dell’esplosività, soprattutto se rapportata alla stazza contenuta, e delle capacità su salite singole o comunque situate in tappe brevi come quelle delle corse U23 ha pochi rivali anche estendendo il confronto a coetanei già passati tra i pro, ma che dal lato della resistenza paga ancora qualcosa, più che per lacune dovute alla mancanza di esperienza che strutturali, in ogni caso lavorabili.
Tornando all’ Étoile de Bessèges, i cinque giorni di corsa nel sud della Francia sono stati un compendio d’autore di tutte le qualità messe in mostra nella sua prima, e unica, stagione tra gli U23 su strada, frutto di talento innato ma anche allenate in un contesto propedeutico come è il fuoristrada: la correzione di traiettoria dopo l’ultima curva presa troppo forte nella tappa vinta è lì a dimostrarlo.
Il successo di Tobias Halland Johannessen nella tappa regina dell’Etoile de Bessèges
Il fiuto e il colpo d’occhio sono già quelli di un corridore scafato, segno che ha assorbito come una spugna ogni insegnamento ricevuto sia sulla carta dai suoi ds alla Uno-X (tra i migliori in circolazione) che sul campo, mentre la sfrontatezza, con cui ad esempio ha scattato in faccia ad un Bettiol alla ricerca di collaborazione per limitare il distacco da Benjamin Thomas, è invece tipica del giovane.
Non si può ancora affermare con certezza di essere di fronte ad un futuro contender per i grandi giri, anche perché si tratta di un atleta le cui caratteristiche flirtano anche con le corse di un giorno, dure e meno dure, però la velocità alla quale ha percorso l’ascesa da signor nessuno a prospetto tra i più interessanti in un periodo in cui, fortunatamente, questi ultimi non mancano autorizza, ad essere ottimisti a riguardo.
Per la Uno-X, alla quale lo lega un contratto per le prossime tre stagioni, rappresenta la miglior carta da giocare in sede di invito ad uno dei tre grandi giri, resta solo da vedere (escluso per il momento il Tour) chi sarà il primo a estrarla.