Con il 2° posto all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi, dietro all’imprendibile Evenepoel ma davanti a Wout van Aert, Quinten Hermans ha dimostrato ancora una volta il valore di una generazione di crossisti con pochi precedenti nella storia della disciplina, offrendo il primo grande saggio delle sue qualità su strada e al tempo stesso mettendo la ciliegina sulla torta della straordinaria campagna primaverile della Intermarché-Wanty Gobert.
Classe ’95 come Mathieu van der Poel, Hermans si afferma già da allievo come il miglior crossista belga della sua annata, in verità non profondissima quanto a talento, vincendo in entrambe le stagioni il campionato nazionale e una ventina di gare in totale.
Da junior Quinten invece si deve invece accontentare di due piazze d’onore, dietro ai più vecchi Soete e Van Aert il primo anno e al più giovane Peeters (figlio di Wilfred, attualmente ds alla Quick-Step, e cugino di Rob, argento mondiale a Koksijde 2012) il secondo, mentre in campo internazionale sconta la sfortuna di condividere l’anno di nascita con un Van der Poel che tra il 2011 e il 2013 perderà soltanto 2 gare su 50. Non gli rimane quindi che il simbolico titolo di primo degli umani in 11 occasioni.
Durante l’estate l’attività su strada è limitata e lascia il passo a quella in mountain bike, dove Hermans si disimpegna con buon successo, come testimonia la maglia di campione nazionale juniores ottenuta nel 2013.
Il periodo trascorso tra gli U23 si caratterizza per una crescita graduale, coerente con uno sviluppo fisico non ancora completo. Di conseguenza i risultati di peso cominciano ad arrivare solo alla terza stagione nella categoria: alle vittorie al campionato europeo di Huijbergen, in 4 tappe, Koppenberg incluso, e nella generale dell’allora BPost Bank Trofee, a Diegem e nella prova di Coppa del Mondo di Hoogerheide, si aggiungono il terzo posto al campionato belga e a quello mondiale.
Il quarto e ultimo anno si apre con due top 10 nelle gare americane di Coppa del Mondo tra gli elite, verso le quali avrà sempre un certo feeling, e continua con la permanenza sul trono europeo, la vittoria del driekleur belga e altre 7 affermazioni parziali distribuite tra DVV Trofee e Superprestige, più la generale di quest’ultimo. Solo la chiusura è amara, al mondiale di Bieles non riesce andare oltre al 9° posto, in una gara lotteria segnata dalle forature nella quale soffre particolarmente il freddo.
Nella prima stagione da elite Hermans mostra subito una delle sue principali qualità, vale a dire il saper trovare rapidamente la condizione. Nella canicola della Coppa del Mondo di Waterloo sale sul terzo gradino del podio e, anche se nel resto dell’annata si normalizza a livello di risultati e finisce, comprensibilmente, in calando, riesce a guadagnarsi un posto nella squadra belga del mondiale, a scapito di uno delle icone del ciclocross degli anni ’10, Kevin Pauwels.
Il 2018 è l’anno in cui Quinten si fa conoscere anche su strada: al Giro del Belgio coglie un 8° posto finale, cortesia delle top 10 nella breve crono e sulle cote delle Ardenne, vince l’ultima tappa del Giro dell’Austria Settentrionale e soprattutto arriva secondo, a pari tempo col vincitore Wellens, al Tour de Wallonie. Nella 5 giorni di fine luglio alza le braccia al cielo nella quarta frazione, al termine di uno sprint di testa lunghissimo, e solo gli abbuoni ai traguardi volanti e la miglior somma dei piazzamenti del connazionale gli negano la vittoria. Tanto basta comunque per attirare le attenzioni delle squadre Professional e World Tour, complice anche un contratto tutt’altro che blindato e in scadenza nel 2019.
La stagione del cross è caratterizzata dalla solita partenza forte, col primo successo da professionista alla Trek Cup, prima di assestarsi sulle posizioni dalla quinta in giù laddove la concorrenza è più agguerrita. Nel complesso, anche grazie a un rendimento più costante, fa un piccolo passo in avanti rispetto alla precedente, mostrandosi in difficoltà solo sui percorsi più estremi.
Nel 2019, su strada, spadroneggia alla Fleche du Sud, 2.2 lussemburghese, chiudendo con 3 vittorie parziali e la generale, preludio al podio ottenuto alla Dwars door het Hageland, dove Terpstra lo rimprovera per un atteggiamento in gara a suo dire troppo conservativo, e ad una settima piazza al Tour de Wallonie nel quale è l’unico a provare ad attaccare da lontano, scontrandosi con un percorso non particolarmente selettivo.
La prima parte dell’annata nei campi è caratterizzata dal consueto, ottimo, scatto dai blocchi, che gli porta in dote un filotto di 4 podi consecutivi e la prima vittoria in Belgio, sul percorso da biker di Beringen. Hermans saprà poi ripetersi ad Essen, prima di scambiare la casacca della Telenet con quella della Tormans, neonato ramo crossistico della Circus-Wanty Gobert, sua futura casa durante l’estate.
Curiosamente, è proprio Sven Nys, suo datore di lavoro alla Telenet, a consigliarne l’acquisto alla formazione vallone, conscio delle potenzialità su strada ormai esorbitanti rispetto al limitato calendario di una continental a vocazione crossistica.
Il 2020-21 è in larga parte da dimenticare, vuoi per la pandemia e vuoi per una brutta caduta nella prima tappa del Giro del Delfinato che tronca sul nascere ogni ambizione su strada e, compromettendo la preparazione, ne limita il rendimento nel cross fino alle ultime gare della stagione. La vittoria ad Eeklo non salva il bilancio ma quantomeno gli permette di guardare alla sua prima vera stagione su strada con fiducia.
L’esordio nel trittico delle Ardenne, sulla carte le corse che meglio si sposano con le sue caratteristiche di corridore esplosivo e adatto a brevi salite, anche arcigne, è promettente, così come il suo primo Giro d’Italia, nel quale va vicino al successo di tappa a Gorizia.Nel resto dell’annata si mantiene si buoni livelli, ma è nel cross che Quinten saprà mettere a frutto la quantità e dalla qualità dei chilometri messi nelle gambe su strada, seppur non pienamente a causa di errori marchiani nella conduzione del mezzo, suo vero punto debole.
Il salto di qualità tuttavia è innegabile e non è soltanto ascrivibile all’assenza dei big per lunghi periodi: la prova generale del mondiale 2022 di Fayetteville, negli amati Stati Uniti, segna il suo primo successo in una challenge, a cui faranno seguito altri ben 9 podi, tutti tranne uno ottenuti in gare delle tre principali competizioni a tappe, al campionato europeo e a quello nazionale.
Quinten Hermans vince la sua prima tappa di Coppa del Mondo di ciclocross
La miglior versione mai vista di Hermans nel ciclocross deve però fare i conti con la sfortuna, la positività al coronavirus gli impedisce infatti di partecipare alla rassegna iridata dall’esito più incerto degli ultimi anni, su di un percorso che a causa dell’assenza di precipitazioni ha finito per strizzare l’occhio a chi sa andare forte anche su strada.
Dopo un periodo di meritato riposo, anche al Giro dei Paesi Baschi, la cui prima tappa lo vede salire per la prima volta sul podio di una corsa World Tour, la malasorte sembra non dargli pace, sottoforma di un virus che decima la squadre e lo obbliga al ritiro.
Se alla Freccia non ruba l’occhio, alla Liegi si siede per la prima volta al tavolo dei grandi, mostrando ancora una volta che gli basta poco per raggiungere la condizione ideale: sul falsopiano al termine della Redoute è insieme a Powless l’unico a capire la pericolosità dell’attacco di Evenepoel, provando vanamente a tenergli la ruota, sulla Roche offre una strenua difesa e allo sprint sceglie la ruota buona, quella di Van Aert, e lo supera negli ultimi 25 metri.
Il profilo di Hermans ricalca quello del corridore da grandi corse di un giorno vallonate e quella volata che sembra migliorare col passare dei chilometri, o comunque non incepparsi è un’arma che gli può consentire una riserva cospicua di possibilità.
A lui il compito di dimostrare che la piazza d’onore nella decana della classiche non è stata un caso, cominciando col cogliere quel successo tra i professionisti che manca da quasi 4 anni, senza però dimenticare che nel cross, complice il calendario sempre più ristretto di Van der Poel, Van Aert e Pidcock si possono aprire spiragli interessanti per rimpinguare un palmares troppo scarno in rapporto al talento.