Il successo storico di Biniam Girmay alla Gand-Wevelgem rappresenta il trionfo di un lavoro di grandissima qualità che la sua squadra, l’Intermarché-Wanty, sta facendo da diversi anni a questa parte. Nato come Storez-Ledecq Matériaux nel 2007 e passato per le categorie Continental e Professional prima di approdare, nel 2021, tra le World Tour, il sodalizio diretto da Jean-François Bourlart è la dimostrazione di come si possano ottenere risultati eccellenti pur senza disporre di un budget enorme.
Sia ben chiaro, le squadre più ricche, come UAE, Ineos e Bahrein, sono destinate a dominare il ciclismo negli anni a venire. Questo, tuttavia, non vuol dire che gli altri debbano, per forza, accontentarsi delle briciole. L’Intermarché è la Cenerentola del World Tour e non ha la forza economica delle sopraccitate e nemmeno quella di una Jumbo-Visma o di una Bora-Hansgrohe. Gli atleti del sodalizio belga, tuttavia, sono ormai presenza costante nelle posizioni nobili delle gare più prestigiose del calendario internazionale. In questo 2022, l’Intermarché, per capirci, ha piazzato un corridore in top-10 all’Het Nieuwsblad, alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, alla Strade Bianche, all’E3 di Harelbeke e, ovviamente, alla già menzionata Gand-Wevelgem.
La Gand-Wevelgem, peraltro, non è nemmeno il primo grande successo dell’Intermarché, dato che, sei anni fa, conquistarono l’Amstel Gold Race con l’azzurro Enrico Gasparotto. Nello stesso arco temporale, squadre come Ag2r, Cofidis, Lotto Soudal e BikeExchange non sono riuscite a vincere due gare in linea di tal prestigio. Alla base di questi risultati, innanzitutto, c’è uno staff di alto profilo che non si allinea a certi schemi triti e ritri che, sovente, soffocano le squadre medio-piccole.
La storica vittoria di Biniam Girmay alla Gand-Wevelgem 2022
Non possiamo, innanzitutto, non notare come il nazionalismo esasperate che circola in certi ambienti, non sia di casa all’Intermarché. Il sodalizio di Jean-François Bourlart batte bandiera belga, ma su trenta corridori presenti nel roster, solo undici provengono dal Belgio. Sostanzialmente un terzo. Nella rosa dell’Intermarché, inoltre, troviamo atleti provenienti da ben dodici nazioni differenti. Per fare un paragone con una squadra di simile livello, la Lotto Soudal, sempre belga, ha a roster diciassette belgi su ventisette corridori. Facendo, invece, un parallelo con una squadra di un’altra nazione: l’Ag2r ha diciassette francesi su ventinove atleti presenti a roster.
Sicuramente andare a pescare da più parti, anziché attingere da un solo bacino, ti permette di scovare più facilmente dei talenti. Le quattro vittorie più importanti raccolte, in questi anni, dall’Intermarché, vale a dire le già citate Gand-Wevelgem e Amstel Gold Race e le due tappe conquistate, l’anno scorso, a Giro e Vuelta, sono state ottenute da corridori provenienti da quattro nazioni differenti. Nella fattispecie Eritrea, Italia, Paesi Bassi ed Estonia.
In aggiunta a questo, dobbiamo dare il merito, all’Intermarché, di aver saputo rilanciare gente di talento che era stata scartata da altre squadre. Il primo esempio è quello di Andrea Pasqualon. Il veneto è un atleta di indubbio valore che la Bardiani non aveva rinnovato, per non meglio precisati motivi, dopo un 2013 in cui era giunto secondo alla Coppa Sabatini e aveva vinto una tappa al Tour du Limousin. Andrea ha fatto due anni nelle Continental e nel 2016 è tornato tra le Professional con il Team Roth. La squadra elvetica, però, al termine di quella stagione ha chiuso e l’allora Wanty si è immediatamente fiondata su un corridore che, nel frattempo, aveva continuato a ottenere ottimi risultati.
Pasqualon è approdato in Intermarché nel 2017, ormai è un veterano del sodalizio belga, e negli anni ha dato grandissime soddisfazioni a chi ha deciso di credere in lui. Se ci mettessimo a citare i piazzamenti che ha ottenuto in queste sei stagioni, non finiremmo più. Possiamo, però, menzionare le vittorie, tra le quali troviamo la Coppa Sabatini 2017, il GP de Plumelec 2018, due tappe e la classifica generale del Giro del Lussemburgo 2018 e una frazione al Tour du Poitou-Charentes 2019. Oggi, a trentaquattro anni, inoltre, Andrea è ancora un corridore capace di regalare alla sua squadra risultati eccellenti come un ottavo posto all’Het Nieuwsblad e un quattordicesimo alla Gand-Wevelgem.
Andrea Pasqualon vince a Plumelec con una volata maestosa
Un altro corridore che l’Intermarché ha saputo rilanciare alla grande è stato Taco van der Hoorn. Il neerlandese, dopo un biennio funestato dagli infortuni alla Jumbo-Visma, era già pronto a tornare tra le Continental con la Beat. Il sodalizio di Jean-François Bourlart lo ha messo sotto contratto, strappandolo al team di cui sopra, solamente sul finire del 2020. Nel 2021 van der Hoorn ha fatto un’annata letteralmente da incorniciare, con il successo ottenuto nella tappa di Canale al Giro d’Italia che fa da ciliegina su una torta farcita anche con i trionfi nella terza frazione del Benelux Tour e nella Omloop van het Houtland.
Sul mercato, è inutile girarci intorno, lo staff dell’Intermarché sbaglia davvero poco, nonostante debbano andare a prendere i corridori da contesti di secondo piano poiché i nomi di grido e i giovani più quotati sono soliti accasarsi in squadre più ricche. La tempestività con la quale si sono gettati su Girmay quando la Delko, squadra che aveva mille difetti, ma che faceva scouting in modo straordinario, ha chiuso, merita un applauso. Così come lo merita l’aver creduto in un ragazzo quale Lorenzo Rota che aspettava solamente una chance al piano di sopra dopo le ottime stagioni nelle professional italiane.
Tra le firme della scorsa sessione di mercato, Alexander Kristoff è stato colui che, giustamente, si è preso le luci della ribalta. Il veterano norvegese ha un curriculum grandioso e all’Intermarché sta dando tanto sia in gara che fuori. Oltre all’ex Katusha, però, l’Intermarché ha preso altri corridori molto interessanti, alcuni dei quali provenienti dal solito sottobosco degli scarti degli altri team. Tra tutti, citiamo l’ungherese Barnabas Peak, ragazzo di grande talento che è passato professionista ancora un po’ acerbo. La BikeExchange, sua ex squadra nonché uno dei team che lavora peggio coi giovani, non si è fatta problemi a lasciarlo andare dopo due stagioni senza sussulti. Con la nuova casacca, tuttavia, Peak ha già dimostrato di essere un atleta di valore, cogliendo la piazza d’onore alla Ronde Van Drenthe alle spalle di quel Dries Van Gestel che ha appena coronato la sua primavera con il terzo posto alla Gand-Wevelgem, ma davanti a uno specialista di alto profilo di queste competizioni quale Hugo Hofstetter.
Le criticità del ciclismo attuale restano là da vedere, ma un’Intermarché ci dimostra che con progettualità e scouting di un certo livello, anche una piccola può sedersi al tavolo delle grandi. Il talento sta al centro del disegno tratteggiato dall’Intermarché. Non importante da che paese un corridore provenga o che risultati abbia ottenuto nelle sue esperienze precedenti, se Jean-François Bourlart e colleghi vedono delle qualità in un atleta, sono pronti a metterlo nelle condizioni migliori per farlo rendere.