Parte oggi la gara più importante e sentita dell’intero continente africano: il Tour du Rwanda 2022. La corsa che si snoda lungo le strade dell’ex colonia tedesca e belga, come ogni anno, propone un tracciato ben disegnato e ricco di insidie. Nel complesso, il percorso del Rwanda è composto da otto tappe, un prologo di 4 chilometri, il quale apre la manifestazione, e sette frazioni in linea una più tosta dell’altra. La competizione in questione è davvero molto di più di un banale antipasto dei Mondiali del 2025 e merita di essere seguita con attenzione per i contenuti tecnici che offre.
IL PERCORSO
Come detto, il Rwanda si aprirà con una breve cronometro di quattro chilometri che si snoda nella zona della Kigali Arena. Kigali sarà anche la sede di partenza della prima frazione in linea, la quale misura 148 chilometri e si conclude a Rwamagana. Nel finale, gli atleti saranno chiamati a ripetere dieci volte un circuito decisamente poco banale. La manifestazione, successivamente, proseguirà il 22 di febbraio con la Kigali-Rubavu di 155 chilometri, una tappa caratterizzata da cinque GPM, uno di seconda e quattro di prima categoria, la quale non presenta nemmeno un metro di pianura. All’indomani, nuovo start da Kigali e arrivo nel distretto di Gicumbi. Lunghezza contenuta, solamente 124 chilometri, ma negli ultimi sessanta si va costantemente sopra quota 2000 metri.
Quinta tappa, giro di boa, Muhanga-Musanze di 124,7 chilometri. In programma altri quattro GPM, i primi due di terza e gli ultimi due di prima categoria. Le salite, nel complesso, presentano pendenze blande, ma, per quanto concerne l’altura, ci si avvicina addirittura a quota 2500 metri. Con la sesta frazione, la Musanze-Kigali di 152 chilometri, iniziamo a scoprire meglio le strade di quella che sarà la prima rassegna iridata nella storia dell’Africa. Nel finale, infatti, si affrontano il Mur de Kigali, 500 metri in pavé con punte del 12%, il quale quasi sicuramente farà parte del tracciato del mondiale, e lo strappo che porta al Kigali Convention Center, circa mille metri all’8%.
Il promo del Tour of Rwanda 2022
Il 26 febbraio ecco la frazione regina: la Kigali-Mt. Kigali di 152,6 chilometri. L’erta finale, formalmente, misura 5,9 chilometri e ha una pendenza media del 6,7%. A mille metri dall’arrivo, però, i corridori imboccheranno una rampa al 13%. Relax nell’ultima tappa? Neanche per sogno! Il dì conclusivo, infatti, il Rwanda serve un dessert prelibato: la Kigali-Canal Olympia di 75 chilometri. Gli atleti dovranno affrontare tre volte un tracciato che presenta due erte in pavé, il già citato Mur de Kigali e il Rebero (3,5 chilometri al 5,7%). Superate le difficoltà sopraccitate, i protagonisti della manifestazione ruandese saranno chiamati a scalare la salita che porta al traguardo di Canal Olympia, la quale misura 5,2 chilometri, ha una pendenza media del 6,5%, e presenta ancora altro pavé e un paio di tratti sopra il 10%.
I FAVORITI E I CORRIDORI DA SEGUIRE
Mancherà il vincitore dell’ultima edizione, lo spagnolo della Total Cristian Rodriguez, il quale sta ben figurando alla Vuelta Andalucia, ma, in compenso, ci sarà colui che ha trionfato nel 2020: l’eritreo della Drone Hopper-Androni Giocattoli Natnael Tesfazion. Forte degli ottimi risultati ottenuti l’anno scorso in Europa, Tesfazion, che nel 2021 ha corso anche un Giro d’Italia da protagonista, è da considerarsi il candidato principale per il successo finale. Il nativo di Asmara conosce bene le strade che verranno percorse durante il Rwanda, è forte in salita, dispone di un ottimo spunto veloce e ha dalla sua una squadra attrezzatissima. Il sodalizio di Gianni Savio, infatti, oltre al promettente atleta africano, schiera pure un quartetto colombiano di tutto rispetto. C’è Jhonatan Restrepo, che qua ha vinto cinque tappe negli ultimi due anni, e, poi, c’è un terzetto di scalatori formato da Daniel Muñoz, Juan Diego Alba e Didier Merchan. Tutti e tre i corridori appena menzionati possono essere delle valide alternative a Tesfazion per la generale, ma stante i grandi risultati ottenuti, un mese fa, alla Vuelta al Tachira, è Merchan colui che, sulla carta, dà più garanzie al Principe. In Venezuela l’ex Colombia Tierra de Atletas-GW Bicicletas ha, infatti, ottenuto un sorprendente terzo posto finale e, oltretutto, si è imposto nella frazione conclusiva.
Cristian Rodriguez fa tappa e corsa nell’ultima frazione del Rwanda 2021
Benché orfano di Rodriguez, il team campione in carica, la TotalEnergies, ha lecite chance di ripetersi dato che schiera una formazione assai qualificata. Il leader sarà Alexandre Geniez, veterano capace di vincere tappe alla Vuelta e di piazzarsi nei 10 al Giro, il quale, tra l’altro, è reduce da un buon ottavo posto al Saudi Tour. Attenzione, però, anche al giovane scalatore Alan Jousseaume, nel 2020 terzo in una delle gare a tappe più dure della categoria U23, la Ronde de l’Isard, e al promettente ciclocrossista Sandy Dujardin, che rappresenta una carta interessante, per la sua squadra, soprattutto in ottica successi parziali. Rimanendo in tema sodalizi francesi, la B&B Hotels-KTM ripropone, proprio come l’anno scorso, la coppia Pierre Rolland-Alan Boileau. Il primo, nella passata edizione del Rwanda, si impose in vetta al Mont Kigali, mentre il secondo conquistò la bellezza di tre frazioni e fu quarto nella classifica generale. Per non farsi mancare nulla, inoltre, la B&B schiera anche il promettente classe 2001 Axel Laurance. Proprio come il compagno Boileau, anche Laurance è un atleta veloce, ma, allo stesso tempo, capace di difendersi in salita. Non a caso, durante la scorsa stagione ha vinto la frazione di Jeseník alla Corsa della Pace.
Tornando a parlare degli atleti africani, oltre a Tesfazion, ci sono altri due alfieri dell’Eritrea che si presentano al via del Rwanda con grandi credenziali: Henok Mulubrhan e Metkel Eyob. Il primo è il leader della Bike Aid, continental ove si è accasato dopo che il suo grande 2021 non è stato premiato con un contratto tra i professionisti. Nella scorsa stagione, Mulubrhan è arrivato nei 10 al Giro della Valle d’Aosta, nei 20 al Tour de l’Avenir e al Giro d’Italia U23, ha raccolto un mucchio di top-10 in gare di un giorno nazionali e internazionali, fra cui anche un sesto posto al Giro dell’Appennino, e si è piazzato in top-30 alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali e all’Arctic Race of Norway. Chiaramente, non ce ne voglia la Bike Aid, avrebbe meritato almeno un posto in una professional. Ad ogni modo, Henok, nonostante il mancato approdo al piano superiore, non si è scoraggiato e ha iniziato la stagione con un sesto posto nella classifica generale del Tour of Antalya e un quarto nell’arrivo in salita di Termessos. Mulubrhan si è già piazzato nei 10 al Rwanda, in passato, e dati i miglioramenti fatti di recente e la natura anarchica della corsa, che ben si sposa con le caratteristiche da puncheur dell’eritreo, l’ex Qhubeka ha buonissime chance di lottare per le posizioni più nobili della generale. Eyob, il quale è di sei anni più vecchio rispetto al connazionale, ha uno storico al Rwanda che parla da sé: terzo nel 2013 e secondo nel 2016 e nel 2017. Al sopraccitato Antalya, oltretutto, è arrivato decimo, per cui oltre all’esperienza, c’è anche la condizione fisica necessaria per lottare coi migliori.
Nella Terengganu di Eyob, peraltro, è presente pure l’ucraino specialista delle gare a tappe e presenza fissa nelle posizioni nobili delle corse turche Anatolii Budiak, il quale, in questo 2022, ha già concluso in top-10 sia il Tour of Sharjah che il Tour of Antalya. Per quanto concerne la generale, inoltre, non vanno sottovalutati neanche il tedesco Johannes Adamietz del Saris Rouvy Sauerland Team, da U23 habitué delle top-20 delle 2.2, 2.NC e 2.2U, l’estroso Angel Madrazo e Mario Aparicio della Burgos e l’esperto australiano Jonathan Clarke della Wildlife Generation Pro Cycling.
Spostando il focus sulle continental locali, la più fornita è la sudafricana Pro Touch. Essa, infatti, schiera i ruandesi Samuel e Moise Mugisha, il primo vincitore della corsa di casa nel 2018 e il secondo medaglia d’argento nel 2020, il sudafricano Kent Main, quarto al Rwanda due stagioni fa e decimo nel 2021, e l’interessante scalatore ugandese Charles Kagimu.
Una delle tante vittorie conquistate da Alan Boileau l’anno scorso
Tra i sodalizi partenti troviamo anche la selezione della Gran Bretagna, la quale può affidarsi a un prospetto del calibro del fratello d’arte Leo Hayter, nel 2021 vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi Espoirs e di una tappa al Tour de Bretagne. Da seguire con molta attenzione, oltretutto, anche il classe 2003 Jack Brough, che l’anno scorso, tra gli juniores, arrivò sesto al GP Ruebiland e secondo al Junior Tour of Wales. Rimanendo in tema giovani, altri due nomi assai interessanti sono Alastair Mackellar e Cole Kessler della Israel Premier-Tech. Il primo, australiano classe 2002, è di recente giunto sesto al Santos Festival of Cycling. Il secondo, statunitense classe 2003, invece, l’anno scorso fu campione nazionale juniores a cronometro e chiuse secondo alla Ronde des Vallées.
Dispongono di buone carte, soprattutto per i successi parziali, sia la belga Tarteletto-Isorex che la norvegese Team Coop. I primi schierano Lennert Teugels, il quale vinse la graduatoria dei GPM e quella dei traguardi volanti allo scorso Rwanda, e il veterano Gianni Marchand, nel 2021 terzo al Giro del Belgio e undicesimo proprio al Rwanda. I secondi, invece, si affidano a due rapidi danesi: Louis Bendixen e, soprattutto, Andreas Stokbro, ex Qhubeka che, nel 2019, conquistò il Giro delle Fiandre U23. Concludiamo la nostra guida citando uno dei talenti più interessanti prodotti proprio dal Ruanda, vale a dire Eric Manizabayo della Benediction Ignite. Scalatore classe 2000, due stagioni fa sfiorò la top-10 finale, mentre l’anno scorso fu terzo nella tappa Musanza, battuto dai francesi Valentin Ferron e Pierre Rolland. Nel caso ottenesse un grande risultato in questo Tour du Rwanda 2022, qualcuno in Europa potrebbe mettere gli occhi su di lui.