Kenshiro, celeberrimo protagonista del manga e anime Hokuto no Ken, meglio noto in Italia come “Ken il Guerriero”, era solito uccidere i suoi nemici in pochi secondi colpendo i loro tsubo, i punti di pressione. Innumerevoli puntate e capitoli dell’opera di Buronson e Tetsuo Hara, ritraevano Ken intento a far esplodere, in pochi istanti, intere bande di improbabili predoni con la cresta. Sulla Redoute, alla Liegi-Bastogne-Liegi 2022, abbiamo assistito alla rivisitazione in salsa ciclistica dell’epica serie che negli anni ’80 ha incollato davanti alla televisione un’intera generazione di ragazzi.
Remco Evenepoel, con uno scatto devastante, ha letteralmente lasciato sul posto tutti i rivali. Al giovanissimo fiammingo è bastato un colpo, piazzato al momento giusto, ovvero in vetta all’erta simbolo della Doyenne, quando tutti gli altri avevano l’acido lattico fin sopra i capelli, per involarsi verso il trionfo. E dire che la situazione tattica non era nemmeno delle migliori, dato che il gruppo alle sue spalle, al termine della discesa della Redoute, era veramente numerosissimo.
La Quick Step, comunque giustificata poiché aveva perso, in precedenza, a causa di una caduta, oltre ad Alaphilippe, anche quell’Ilan Van Wilder che poteva dare una mano ai suoi leader in salita, non aveva fatto la selezione necessaria per favorire la mossa del suo capitano. Evenepoel, infatti, nel tratto che collega Redoute e Roche aux Faucons si è ritrovato da solo contro un plotone ove tiravano, coi loro uomini migliori, Movistar e Bahrain Victorious.
Proprio in questo segmento, però, Remco ha dimostrato tutto il suo valore. Esattamente come Kenshiro, che da solo sconfiggeva intere bande di “crestoni”, Evenepoel ha aumentato il suo vantaggio sugli inseguitori metro dopo metro. Del resto, il belga è uno dei migliori cronomen al mondo e possiede uno dei coefficienti di resistenza aerodinamica più bassi mai calcolati, situazioni di corsa di questo tipo non lo spaventano.
Nell’arco di pochi minuti, Remco, reduce da un periodo tormentato, si è riscoperto il predestinato che tutti aspettavamo. Quel fendente folgorante sulla Redoute ha spazzato via la crisi sul Carpegna, le prestazioni in chiaroscuro del Giro dei Paesi Baschi e gli incubi vissuti sugli sterrati dell’Alto Antenas del Maigmó Tibi. L’Evenepoel che dopo uno scatto si fermava per guardare la situazione alle sue spalle è diventato, in un istante, un vecchio e sbiadito ricordo.
Sulle strade di Liegi, abbiamo ammirato un Evenepoel rigenerato prodursi in una di quelle azioni magnifiche che, da sempre, sono il suo marchio di fabbrica. Come Kenshiro durante lo scontro con Shin, primo grande avversario del manga, nonché primo rappresentante della scuola di Nanto, Remco ha dato prova di essere cresciuto non tanto sul lato tecnico-atletico, quanto su quello empirico. E non solamente perché, per una volta, il nervosismo non è riuscito a soggiogarlo.
Come già si era notato alla Freccia Vallone, il Remco Evenepoel che ad ogni accelerazione del gruppo per prendere una salita finiva in coda, ha lasciato spazio a un corridore capace di rimanere con costanza nelle prime posizioni del plotone. Da questo punto di vista, il confronto tra il Remco che, allo scorso Giro di Lombardia, iniziava il Passo di Ganda con decine e decine di corridori davanti a sé e quello di questa Liegi, che ha stazionato in terza ruota, con la bocca chiusa, per tutta la Redoute, è decisamente esplicativo.
Cominciare una salita nelle prime posizioni ti cambia totalmente la vita rispetto a prenderla mentre stai in coda al gruppo. Non devi sprecare energie per rimontare posizioni e da un punto di vista mentale sei molto più rilassato. Stare nelle retrovie, infatti, significa essere costantemente a rischio di subire quello che in gergo si chiama “buco” e il nervosismo, in frangenti simili, erode con facilità i corridori. Un altro aspetto molto interessante della Liegi di Remco, inoltre, è l’utilizzo di rapporti più agili rispetto a quelli che è solito usare.
In questi suoi primi anni nel mondo delle due ruote, abbiamo visto sovente Remco dare spettacolo con quello che gli appassionati definiscono “padellone”, il rapporto lungo. Sulle cotes della Doyenne, invece, Evenepoel ha esibito un gesto quantomai fluido e ciò che ha impressionato maggiormente è stata la sua notevole frequenza di pedalata. Queste piccole cose, sommate tra loro, hanno permesso al belga di avere, nel momento clou della gara, la freschezza necessaria per fare la proverbiale “Remcata” e mettere al tappeto i suoi rivali.
Una volta giunto ai piedi della Roche aux Faucons con 40″ sul gruppo, il più era fatto per Remco. Merita un applauso, oltretutto, il lavoro svolto da Mauri Vansevenant, il quale, dopo essersi già speso in precedenza, si è sbattuto in gruppo per rompere i cambi e rallentare l’inseguimento del plotone. Il vincitore del Giro della Valle d’Aosta 2019 ha buttato il cuore oltre l’ostacolo per il suo capitano e dietro al successo di Evenepoel c’è tanto anche di Vansevenant.
Sulla Roche aux Faucons, praticamente, abbiamo visto l’impietoso confronto tra il nuovo ciclismo, rappresentato per l’occasione da Remco, e quello medievale degli anni ’10, quando la Liegi si concludeva con le volate tra Valverde e Gerrans giù dalla cote di Ans. Davanti il belga spingeva senza sosta, mentre dietro i suoi avversari, teoricamente più freschi, tentennavano, tutti spaventati all’idea di dover essere i primi a prendere l’iniziativa.
Durante la scalata dell’erta in questione, in sostanza, non è successo nulla. Evenepoel, ancora brillante, ha respinto senza problemi il ritorno del gruppo, tirato comunque da due atleti del rango di Enric Mas e Jack Haig, secondo e terzo della Vuelta 2021. Solo sullo strappo presente dopo la Roche aux Faucons ci sono stati degli scatti. Woods, Vlasov e Teuns sono partiti uno dopo l’altro, dimezzando il vantaggio di Remco.
Tuttavia, nessuno è riuscito a dare continuità all’azione e, una volta esaurito lo slancio dato dal cambio di ritmo, Evenepoel è tornato a guadagnare inesorabilmente. Dopo lo scollinamento, il vantaggio di Remco si è impennato e gli ultimi chilometri, sostanzialmente, hanno avuto il solo scopo di farci vedere, per l’ennesima volta, come il belga sia tutto fuorché un discesista di basso livello. Negli ultimi tremila metri la passerella trionfale verso la consacrazione.
Remco ha vinto correndo da Remco, attaccando e incanalando la corsa nei binari che preferisce, senza subirla. Ma ha vinto anche perché, da grande lavoratore qual è, sta limando pian piano i suoi difetti. Come Kenshiro, che apprendeva tutte le tecniche dei suoi rivali per migliorarsi, Remco sta crescendo in tutti quegli aspetti che possono permettergli di sfruttare ancora meglio i suoi straordinari punti di forza.