La Coppa Bernocchi ha definitivamente messo sulla mappa degli appassionati di ciclismo il neozelandese Corbin Strong, nome già decisamente noto a chi segue la pista. Nativo di Invercargill, il centro più a sud di South Island, nonché città molto legata alla galassia delle due ruote dato che ospita uno dei due velodromi al chiuso del paese, l’attuale portacolori della Israel è il più giovane campione del Mondo nella storia della Corsa a Punti. Anche su strada, ad ogni modo, Corbin aveva fatto parlare di sé prima di questo 2022, soprattutto per gli ottimi risultati ottenuti nelle gare dell’affascinante microcosmo della terra dei Kiwi.
Strong, ciclisticamente parlando, nasce nel velodromo della sua città natale e sin da giovanissimo ha mostrato di possedere delle qualità fuori dal comune. Il neozelandese ha vinto il suo primo titolo nazionale nel 2014, tra gli juniores ha fatto incetta di medaglie ai campionati continentali e ha pure conquistato un oro iridato nell’inseguimento a squadre. Peraltro, inizialmente Corbin non si è posto alcun limite e, oltre a cimentarsi nelle prove di endurance, suo naturale terreno d’elezione, ha ottenuto ottimi risultati anche nel settore velocità. Nel 2019, col passaggio tra gli Elite, l’attuale corridore della Israel, ad ogni modo, ha deciso di concentrarsi su un solo ramo della pista. Del resto, era chiaro che la sua vocazione fossero la corsa a punti e i suoi derivati, e, poi, la Vitesse è incompatibile con l’attività su strada.
Venendo all’altra branca delle due ruote in cui Strong primeggia, la sua ascesa su strada è stata certamente meno impetuosa. Questo, per la verità, non tanto perché il ragazzo non fosse pronto, quanto per una serie di problematiche che lo hanno ostacolato nel corso degli anni. A gennaio del 2018, mentre si allenava su strada con una bicicletta da cronometro, Corbin si è scontrato con un’auto ferma e, nell’incidente, si è procurato la frattura di una vertebra. Il problema in questione gli è costato due mesi di stop e, chiaramente, il neozelandese ha poi avuto bisogno di tempo per ritrovare la condizione migliore.
Corbin ha fatto il salto tra i grandi, a inizio 2019, con l’australiana St. George Continental Cycling Team. Col senno di poi, non possiamo non notare come il sodalizio del Queensland abbia una rete di scouting davvero niente male. In quella stagione, infatti, oltre a Strong, annoveravano tra le loro file altri giovani molto interessanti come il velocissimo Blake Quick (Strong e Quick in squadra insieme, un inside joke che ci strappa un sorriso ancora oggi), che passerà professionista l’anno prossimo con la BikeExchange, lo scalatore della Israel Sebastian Berwick e quel Matthew Dinham che, di recente, è stato grande protagonista al Tour de l’Avenir e al Mondiale U23.
Nel 2019, Strong ha messo in fila una serie di risultati impressionanti per un ragazzo ancora teenager: 8° al Tour of Thailand, 4° al Tour de Kumano in Giappone, 5° al Tour de Korea e 7° nel Tour of Southland, la gara di casa, nonché la corsa più bella e antica della Nuova Zelanda. Terminata la stagione su strada, inoltre, Corbin è passato alla pista e ha continuato a inanellare prestazioni convincenti. Durante un freddo giorno di inizio dicembre, peraltro, chi vi scrive, e mi perdonerete se per un attimo abbandono la narrazione esterna ed entro in prima persona nell’articolo, ha avuto modo, per la prima volta, di veder gareggiare Corbin Strong. Ed è rimasto a bocca aperta.
Nel velodromo di Hong Kong si stava disputando la terza tappa di Coppa del Mondo di ciclismo su pista e Strong era il rappresentante designato, della Nuova Zelanda, per lo Scratch. Il neozelandese si dovette accontentare del terzo posto in quella tenzone, battuto da due vecchi volponi come Eefting e Volikakis, ma le sue accelerazioni erano veramente impressionanti. Gli altri partecipanti facevano una fatica immane per riuscire a tenergli la ruota. Lo Scratch è, per definizione, la prova che premia l’acume e, in quell’occasione, Corbin pagò un po’ la sua inesperienza. Tre mesi più tardi, ai Mondiali di Berlino, nella corsa a punti, però, non ci fu nessuno capace di contrastare il fuoriclasse in erba proveniente dalla terra dei Kiwi.
La capitale tedesca fu teatro di una dimostrazione di forza devastante del neozelandese in quella che è la gara per eccellenza tra le prove di gruppo. In contumacia Ben Thomas, che preferì concentrarsi sull’Omnium presumendo che il 2020 fosse anno olimpico (la pandemia ancora non aveva preso totalmente piede a inizio marzo), non ci fu nessuno capace di contrastare Strong. L’allora 19enne di Invercargill diede prova di possedere una vigoria disumana e a suon di attacchi consumò la resistenza di pistard del rango di Mora, Eefting e Coquard. Corbin fu l’unico in grado di conquistare due giri, in quell’occasione, e rifilò ben 18 punti di distacco al secondo.
Corbin Strong conquista il titolo iridato nella Corsa a Punti
All’alba di marzo 2020, sembrava veramente tutto pronto per l’ascesa di Strong. Il neozelandese, del resto, si era pure trasferito alla SEG Racing Academy, una continental di prima fascia, appartenente all’omonima agenzia di procuratori, che nelle stagioni precedenti aveva lanciato nomi come Fabio Jakobsen, Thymen Arensman, Alberto Dainese, Jordi Meeus, Kaden Groves, Ide Schelling, Cees Bol ed Edoardo Affini. Purtroppo, però, la pandemia ha avuto un fortissimo impatto sulla sua carriera, dato che spostarsi dalla Nuova Zelanda all’Europa, per molto tempo, è stato praticamente impossibile.
In sostanza, Strong, dopo essere tornato in patria nei giorni successivi ai Mondiali di Berlino, non ha più rimesso piede in Europa fino ai primi di agosto 2021. Un vero peccato dato che, a cavallo tra le due annate pandemiche, Corbin era tornato alle gare, disputando ovviamente le corse del microcosmo neozelandese, con la solita veemenza. A inizio novembre 2020, Strong si è aggiudicato due tappe e il quarto posto nella classifica generale del “suo” Tour of Southland.
Il primo sigillo è arrivato in volata, sul traguardo di Te Anau Lake Front. Di ben altra fattura, invece, è stato il secondo trionfo. Corbin, infatti, si è imposto anche nella quarta tappa, che prevedeva l’arrivo sul suggestivo e durissimo muro di Bluff Hill. Proprio in cima allo strappo in questione, Strong, che sul medesimo traguardo aveva già sfiorato il successo un anno prima, si è esibito in una fucilata degna di Tex Willer, che non ha lasciato scampo nemmeno a un veterano navigato e agguerrito come Aaron Gate.
La fucilata di Bluff Hill
A metà gennaio, invece, è giunto il successo nella classifica generale del NZ Cycle Classic, ove Corbin ha sfilato la maglia di leader a Finn Fisher-Black, grazie agli abbuoni, nell’ultima tappa. In seguito a quel successo, Strong, anziché venire in Europa, ha preferito, anche compresibilmente data la situazione, rimanere nella sua Invercargill a preparare le Olimpiadi di Tokyo. Purtroppo, però, la totale assenza di corse in programma, in Oceania, nei mesi seguenti, ha fatto sì che il neozelandese perdesse completamente il ritmo gara. L’attuale corridore della Israel si è presentato ai Giochi con una condizione non all’altezza e anche nel periodo immediatamente successivo, ove ha disputato diverse corse su strada, non è mai riuscito a trovare il colpo di pedale dei giorni migliori.
Alcuni lampi di vero Strong si sono visti alla Track Champions League e i primi mesi con la maglia della Israel, che gli ha dato fiducia nonostante le prestazioni opache del 2021, sono stati più che discreti. Corbin, durante le prime corse dell’anno, ha centrato diverse top-20, facendo intravedere dei miglioramenti costanti. Nella quarta tappa del Giro di Norvegia di fine maggio, il neozelandese ha conquistato la sua prima top-10 tra i professionisti. Il 31 luglio, al Lee Valley VeloPark di Londra, invece, l’ex iridato della corsa a punti ha fatto suo l’oro nello Scratch ai Giochi del Commonwealth.
Quel successo, probabilmente, ha rappresentato la svolta per Strong, il quale, dopo un Giro di Danimarca interlocutorio, ha fatto divampare tutto il suo sfavillante talento al Giro di Gran Bretagna. Nel corso della prima tappa dell’ex Milk Race, tra lo stupore di molti, sull’arrivo all’insù di Glenshee Ski Centre, il suo terreno di caccia ideale, il portacolori della Israel si è lasciato alle spalle atleti del livello di Gonzalo Serrano, Thomas Pidcock e Omar Fraile. Il giorno seguente, a dimostrazione della sua classe, Strong ha colto la terza piazza in una volata di sessanta corridori.
Dopo il Tour of Britain, troncato a tre giorni dalla fine a causa della morte della Regina Elisabetta, Corbin si è presentato al GP de Wallonie, ove ha incrociato alcuni dei totem del ciclismo contemporaneo. Sull’iconica Cittadella di Namur, Strong ha dato continuità al suo grande momento di forma cogliendo la quinta piazza alle spalle dei soli Mathieu van der Poel, Biniam Girmay, Gonzalo Serrano e Dylan Teuns. Va tenuto presente, però, che gli ultimi due nomi citati hanno anticipato lo sprint e, dunque, gli unici tra coloro che erano nel plotone di Strong, quando la volata è stata lanciata, che sono riusciti a batterlo, sono stati i campioni in carica, rispettivamente, di Giro delle Fiandre e Gand-Wevelgem.
Corbin Strong trionfa nella prima tappa del Tour of Britain 2022
Poco più di una settimana fa, Strong è venuto in Italia per correre le classiche nostrane. Alla Coppa Agostoni, il neozelandese ha vinto la volata del gruppo inseguitore e ha conquistato la tredicesima piazza. Alla Coppa Bernocchi, invece, Corbin è stato grandissimo protagonista e ha dato sfoggio di tutte le sue qualità. Prima si è inserito nel tentativo di Alaphilippe, Hirschi e degli altri uomini che si sentivano battuti allo sprint, poi, una volta ripresi, ha lottato per chilometri, senza il benché minimo aiuto da parte dei compagni, per tenere la posizione in vista della volata. Infine, allo sprint, si è aggiudicato la piazza d’onore, battuto solamente da un Davide Ballerini che, al contrario dell’alfiere della Israel, era rimasto coperto per tutta la competizione.
Meno positiva è stata la performance del Giro del Piemonte. Corbin, in questo caso, è stato bravo a tenere le ruote dei migliori sul Pilonetto, ma nell’ultimo chilometro è rimasto incastrato nelle maglie del plotone e non è riuscito a lanciare la volata in modo ottimale. Il settimo posto conquistato, data la concorrenza, è un risultato al di sotto delle sue possibilità. Va detto, però, che Strong, anche in quest’occasione, si è dovuto arrangiare nelle fasi di preparazione allo sprint e quando sei da solo a sgomitare tra trenta corridori, non sempre le ciambelle escono col buco.
Strong, venendo a una disamina prettamente tecnica delle sue caratteristiche, è un corridore molto particolare, profondamente diverso, nella sua incarnazione da stradista, rispetto anche a molti altri pistard che alternano le due discipline. Corbin non è un atleta particolarmente possente, è alto 173 cm e pesa 63 kg. Nonostante ciò, però, ha nello spunto veloce uno dei suoi punti di forza. Su questo, molto probabilmente, incide una conformazione fisica particolare e il background ciclistico molto variegato di cui abbiamo già parlato in precedenza. Il neozelandese ha il baricentro basso e delle cosce voluminose, retaggio dell’esperienza nellaVitesse. Nonostante sia un po’ scomposto in bicicletta, quando mette le mani sulla parte bassa del manubrio e sfoga tutta la sua potenza sui pedali, Strong riesce a prodursi in accelerazioni devastanti.
Più Simon Gerrans che non Michael Matthews, tanto per rimanere nell’emisfero sud, Corbin è un fascio di muscoli sgraziato che dà l’impressione di poter spaccare la bicicletta da un momento all’altro tanta è la forza che riesce a sprigionare. Predatore formidabile nato in una terra che, al contrario della vicina Australia, non presenta un gran numero di animali pericolosi, Strong ha nelle gare in linea dal profilo tortuoso il suo areale. L’Amstel Gold Race, tra tutte, è la manifestazione che sembra fatta dal sarto per il neozelandese, ma anche Milano-Sanremo e Liegi-Bastogne-Liegi non dovrebbero essergli indigeste. Sui lunghissimi chilometraggi non lo abbiamo ancora visto, ma le doti di fondo palesate su pista sono di buon auspicio.
Al contrario di tanti altri pistard, il nativo della terra dei Kiwi non eccelle a cronomentro. In patria, in compenso, ha mostrato buone cose su salite lunghe come Coronel Peak e The Remarkables. Tuttavia, questo non sembra essere un territorio che l’alfiere della Israel ha intenzione di esplorare a breve. Tra l’altro, il futuro, per il momento, possiamo lasciarlo al suo posto, perché c’è un presente che attende Strong sotto forma di Mondiale su pista. E con la condizione attuale, tra pochi giorni, nel velodromo di Saint Quentin en Yvelines, Corbin potrebbe veramente fare fuoco e fiamme.