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    Ben Turner, il colosso di Doncaster

    Alberico FaroldiDi Alberico Faroldi12 Aprile 20224 Minuti di Lettura

    Abituale presenza in testa al gruppo in ogni corsa a cui ha preso parte da febbraio ad oggi, Ben Turner ha rapidamente catturato l’attenzione degli appassionati grazie all’efficacia del suo lavoro in appoggio ai capitani.

    Rispetto ai compagni di squadra del Team Ineos che condividono con lui la provenienza dal mondo del ciclocross, come Pidcock, Ben Tulett o Sheffield, Turner non può vantare né un curriculum giovanile altrettanto vasto né record di precocità al suo attivo, del resto solo nel 2021, alla sua ultima stagione da U23, ha cominciato a fare sul serio anche su strada.

    Insomma, il fatto che sia arrivato più tardi sui grandi palcoscenici non è tanto indice di uno sviluppo più lento o di un talento necessariamente inferiore ai citati, quanto di diverse opportunità e soprattutto priorità.

    Prima dello scorso anno, infatti, la sua carriera si fondava quasi esclusivamente sul ciclocross, disciplina in cui Ben aveva ottenuto i risultati più significativi, partendo dal bronzo ai mondiali juniores del 2017, dietro all’immancabile Pidcock e al maggiore dei fratelli Tulett, Dan, fino ad arrivare ai successi tra gli under 23, in maglia Corendon-Circus, nelle gare dell’allora DVV Trofee di Niel, Loenhout e Baal.

    Ben Turner vince l’Azencross di Loenhout in volata

    Nel periodo di militanza nella capofila delle squadre dei fratelli Roodhooft e poi nella filiale giovanile, la Iko-Beobank, il calendario su strada di Turner non si discostava da quello del crossista standard: qualche corsa a tappe per dilettanti sulle Ardenne per mettere chilometri nelle gambe in vista della stagione invernale e poco altro.

    Col passaggio alla Trinity di Andy McQuaid, figlio dell’ex presidente UCI Pat, però, le cose sono cambiate. Se l’importanza accordata al fuoristrada è rimasta tale, è aumentato invece il focus sulla specialità del ciclismo che forse, più di tutte, permette al lungagnone (194 cm) di Doncaster di mettere a frutto le sue caratteristiche, affinate negli anni passati in Belgio.

    Le prestazioni offerte da Turner nel 2021 di fronte ai migliori U23 non ancora passati professionisti e ai diversi bucanieri del sommerso spesso di casa nelle corse .2 dell’Europa continentale disegnano il ritratto di un atleta duttile, capace di piazzarsi sia in volata che a cronometro, come testimoniano i podi parziali al Tour d’Eure-et-Loir, al Tour d’Alsace e al Giro U23, e, soprattutto, con ampi margini di miglioramento vista la relativa inesperienza su asfalto.

    Passato al professionismo, come già anticipato, tra le file del Team Ineos, il suo impatto col piano di sopra, seppur non immediatamente percepibile dai soli ordini d’arrivo, è andato ogni più rosea aspettativa.

    Due i piazzamenti in top 10, nella tappa della Ruta del Sol vinta da Sheffield e alla Dwars door Vlaanderen, già da soli un bottino lusinghiero per un neo professionista passato senza le stimmate del predestinato, ma ad impressionare ancora di più è stato il segno lasciato in quasi tutte le gare a cui ha preso parte con le sue trenate in grado di mettere alla frusta l’intero gruppo: per portare via l’azione decisiva sul Berg ten Houte alla citata Dwars o per far rientrare i compagni sulla fuga alla E3, senza dimenticare quelle, altrettanto notevoli, a Denain, Gand e Amstel.

    Gli Highlights della Dwars door Vlaanderen che ha visto Ben Turner grande protagonista

    Sebbene sia forse fin troppo facile lasciarsi andare a previsioni favorevoli su un futuro da capitano sulla base di performance da gregario, Turner sembra essere già pronto a scalare le attuali tostissime gerarchie del Team Ineos almeno per affrancarsi da tale ruolo e avere la libertà di giocarsi le proprie carte parallelamente ai più accreditati Pidcock e Van Baarle.

    Il rovescio della medaglia di un orizzonte più ampio rispetto a quello di un Rowe o uno Stannard, due a cui già stato accomunato per stazza e generosità, è appunto rappresentato dalla profondità del roster dei britannici anche in quelle gare che fino a pochi anni fa erano, se non proprio snobbate, tenute in considerazione secondaria rispetto ai grandi giri.

    Aspettando la Roubaix, in cui la tecnica mutuata dal ciclocross gli tornerà utile, Turner si è già rivelato una delle punte di diamante di una batteria per le corse del nord di giovani e giovanissimi, composta nelle ultime sessioni di mercato da Sir Brailsford, già competitiva adesso e con pochi eguali in prospettiva futura.

    Ben Turner
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