Trentaduesima Edizione 29/04 – 02/05 1954
Un’edizione che doveva scacciare talune polemiche, relativamente alla facilità con la quale il pubblico, sempre strabocchevole, riusciva a superare gli sbarramenti di organizzazione e forze dell’ordine, fino a incidere sulla corsa. Un problema che la Roma-Napoli-Roma si portava fin dalle primissime edizioni del secolo. Ciò dimostrava la popolarità e l’amore del centro e del sud italiano verso il ciclismo. Diciamolo pure, ce ne fossero oggi di simili problemi….. La corsa del 1954, ormai da tutti chiamata GP Ciclomotoristico delle Nazioni, col giornale Il Tempo a far da catalizzatore, assai più del Corriere dello sport, si propose come sempre molto bene sul piano dell’immagine (sotto, una caricatura “spinta” dalla popolarità della corsa).
![[Immagine: Caricatura%201954_zpsckhy5lqw.jpg?t=1546073335]](http://i1161.photobucket.com/albums/q504/ilnuovociclismo123/Caricatura%201954_zpsckhy5lqw.jpg?t=1546073335)
L’uso delle moto rappresentava un canale pubblicitario per il mezzo, almeno quanto le biciclette. La stessa carovana pubblicitaria che anticipava e seguiva la corsa, ben curata dai giornali organizzatori, stava stabilendo numeri da record e non aveva niente in meno, paradossalmente, di quelle del Giro d’Italia del nuovo millennio. Ovviamente, il traino del ciclismo stava dimostrandosi insostituibile, ed in quella edizione ci fu una curiosità in più, dettata dal primo sponsor extra settore, che giungeva ad uno sport e che finanziava una squadra: la Nivea di Fiorenzo Magni, vincitore uscente. Con un battage pubblicitario di tali dimensioni, la Roma-Napoli-Roma, richiamò il meglio del ciclismo italiano, col Campione del Mondo Fausto Coppi in testa, nonché diversi assi del ciclismo internazionale. Campioni, che mostrarono fin dalla vigilia un’attenzione sulle morfologie della corsa, come mai prima d’allora. Sul peso agonistico delle moto, innanzitutto. Coppi ingaggiò Lorenzetti, il mago degli allenatori, facendolo arrivare apposta da Parigi per guidare la Moto Bianchi Cervino, ovvero il mezzo che avrebbe seguito dietro al rullo. Hugo Koblet si fece accompagnare dal suo amico Martin, di Zurigo, affinché guidasse la sua Gilera Sport. Fiorenzo Magni, imbastì una polemica, minacciando di non partire, perché vedeva la sua moto, una Parilla 150 Sport, al pari delle altre, in situazione di inferiorità per la copertura del vento sul corridore, rispetto a chi poteva disporre di un allenatore sulla Aermacchi Ghibli 125. La minor cilindrata di quel motoscooter, secondo il “Leone delle Fiandre”, veniva azzerata fino all’indubbio vantaggio per la carenatura “copri gambe” che lo rendeva simile alle già popolari Lambretta e Vespa. Insomma tanta curiosità in più, che ci ha spinto ad inserire di seguito a queste note, l’elenco dei partecipanti corridori, con le relative squadre, nonché le marche dei motoscooter usati dai loro allenatori. Altro aspetto raccolto dalle esperienze delle edizioni precedenti: una più netta distinzione fra le prove in linea, spesso avare di emozioni, proprio perché i corridori avevano capito che il tratto motoristico faceva più selezione rispetto a quello in linea. Ciò rendeva la corsa ancor più dura, poiché una giornata si componeva di chilometri totali anche superiori alle grandi manifestazioni a tappe e con la versione dietro moto, “raffinava” la gamba, proprio in preparazione del Giro d’Italia, o di talune classiche che venivano immediatamente dopo la Roma-Napoli-Roma.
![[Immagine: Partenti%201954_zpseidqwf83.jpg?t=1546073335]](http://i1161.photobucket.com/albums/q504/ilnuovociclismo123/Partenti%201954_zpseidqwf83.jpg?t=1546073335)
Quanto basta per dire che le valenze di questa prova, assumevano un ruolo importante nelle preparazioni dei corridori, oltre che dare al pubblico una prova spettacolare come poche, che, per l’Italia, essendo unica, face-va tanto bene. In altre parole, l’esatto contrario di ciò che avviene oggi, dove i corridori, completamente e supinamente in mano ai preparatori medici e, tanto spesso, per non dire sempre, chimici, tendono a centellinare le partecipazioni alle gare, per stare settimane a svolgere allenamenti mirati, nascosti e, magari, gonfiati di chimica, al fine di essere orologi ottimali, nelle gare scelte. Come dire: “l’allenamento correndo”, è divenuto un pianeta sconosciuto e la mancanza di tanti atleti attesi alle corse, rappresenta uno dei motivi che han messo lo sport della bicicletta, nell’oggi, nella naftalina dei ricordi, per lasciare spazio ad un mezzo mostriciattolo che piace sempre meno alla gente. Chi dice il contrario, sa di mentire, altrimenti faccia un sondaggio su 100 studenti universitari e chieda loro se seguono regolarmente il ciclismo. A quel punto, di fronte ai pochissimi “sì” (lautamente meno di 10), l’ipotetico “tifoso” del moderno, capirà di essere vissuto in uno stato quasi comatoso.
Prima tappa: Roma-Terni
Partirono tutti alle 9,15 da Ponte Flaminio, anche Magni, dopo le sue minacce sui motoscooter. Il tempo, risoltosi al meglio, scongiurando la pioggia, rasserenò Cop-pi, che temeva assai per le condizioni atmosferiche. Dopo una sfuriata iniziale di Koblet, Pezzi e Gismondi che illuse su una certa combattività, la corsa si stabilizzò a passo turistico, salvo le fiamma-te sui traguardi a premio. A Castelnuovo di Porto, vinse Fro-sini; a Rignano Flaminio. fu la volta di Serena, a Civitacastellana, Pellegrini. Poi, dopo una sfuriata di De Santi, controllato da Koblet, di nuovo calma. I traguardi di Ostracoli e di Narni, furono rispettivamente di Nencini e, di nuovo, di Frosini. Quando sembrava tutto pronto per la decisiva volata di Terni, con un colpo da finisseur, il triestino De Santi, anticipò il grosso e andò a vincere. A due secondi Defilippis, che, a sua volta, distanziò il gruppo regolato da Monti, di quattro secondi.
Ordine d’arrivo: 1° Guido De Santi km 93 in 2h44’48” – media di 33, 888 kmh; 2° Nino Defilippis a 2″; 3° Bruno Monti a 6″; 4° Luciano Frosini; 5° Gastone Nencini; 6° Stan Ockers (Bel), con lo stesso tempo di Monti. Segue il gruppo classificato a pari merito.
Seconda tappa: Terni – L’Aquila La seconda frazione partì col modus della prima: andatura turistica, anche se giustificata da paesaggi da sogno (l’Italia è sempre stata bella, anche se gli italiani spesso lo dimenticano) e dal gran caldo. Sul traguardo a premio di Rieti, si rivide il fenomeno tropo velocemente appassito di Loretto Petrucci che, con una gran volata, annichilì Poblet, Albani e Baroni. Più avanti, tentò pure la sortita solitaria, ma gli andò male. Sulla salita di Sella di Corno, nessun tentativo, ma gran volata per il GPM, vinta da Poblet, su Messina, Croci Torti e un voglioso Petrucci. In prossimità del traguardo sulla pista di l’Aquila, ancora un tentativo da finisseur, stavolta di Giorgio Albani, che si involò nel vero senso della parola. Giunse all’arrivo con 11” su un Coppi (applauditissimo dal gran pubblico), che, con una gran volata, mise in fila Ockers, Monti e Poblet. Albani, col vantaggio accumulato, conquistò la Maglia Rosso-Oro. Ma incombeva sul medesimo anello aquilano, l’australiana che avrebbe sicuramente dato un volto più preciso alla classifica della prima giornata della Roma-Napoli-Roma.
Ordine d’arrivo: 1° Giorgio Albani km 97 in 3h18’08” alla media di 29,061 kmh; 2° Fausto Coppi a 11”; 3° Stan Ockers (Bel); 4° Bruno Monti; 5° Guido Messina; 6° Miguel Poblet (Esp); 7° Luciano Pezzi; 8° Agostino Coletto; 9° Hugo Koblet (Sui); 10° Raymond Impanis (Bel), con lo stesso tempo di Coppi, segue il gruppo a pari merito.
Semitappa: dieci giri di pista dietro allenatori a L’Aquila Spingendo un rapporto inesistente per i ciclisti dell’epoca, relativamente alle gare su strada, il 54×13, con uno sviluppo metrico a pedalata di 8,873 metri, il ventiquattrenne Bruno Monti, sorprese ogni osservatore, vincendo la prova di inseguimento all’australiana. Grande battuto Fausto Coppi, che per 7 decimi di secondo fu costretto ad inchinarsi al corridore romano, residente ad Abano Laziale. Con questa prestazione, condotta a 58,545 kmh, pur favorita dall’allenatore in motoscooter, Monti conquistò anche il primato in classifica, avendo staccato Giorgio Albani, finito al 5° posto, di 13”. Completò il podio della prova, il belga Raymond Impanis.
Ordine d’arrivo: 1° Bruno Monti km 4,5 in 4’36”7/10 media di km. 58,545 kmh; 2° Fausto Coppi a 7 decimi; 3° Raymond Impanis (Bel) a 8″; 4° Nino Defilippis a 11”; 5° Giorgio Albani a 13”; 6° Fiorenzo Magni a 14”; 7° Hugo Koblet (Sui) a 20” 8° Stan Ockers (Bel) a 20” e 1 decimo; 9° Guido De Santi a 23”; 10° Luciano Ciancola a 28”; 11° Giuseppe Minardi st.; 12° Miguel Poblet (Esp) a 31”; 13° Pasquale Fornara a 33″.
Classifica dopo la 1a giornata: 1° Bruno Monti (Arbos) in 6h07’49″7; 2° Fausto Coppi Bianchi) a 7/10 di secondo; 3° Giorgio Albani (Legnano) a 1”9; 4° Nino Defilippis (Torpado) a 6″3: 6° Raymond Impanis (Bel.-Girardengo) a 7″3: 6° Fiorenzo Magni (Nivea) a 13″3; 7° Guido De Santi (Bottecchia) a 16″3; 8° Hugo Koblet (Sui.-Guerra) a 19″3; 9° Stan Ockers (Bel.-Girardengo) id; 10° Luciano Ciancola (Legnano) a 24″3; 11° Giuseppe Minardi (Legnano) a 27″3; 12° Miguel Poblet (Esp-Willier) a 30″3; 13° Pasquale Fornara (Bottecchia) a 32″3; 15° Riccardo Filippi (Bianchi) a 37″3; 17° Rik Van Steenbergen (Bel.-Girardengo) a 39″3; 19° Guido Messina (Frejus) a 42″3.
Terza tappa: L’Aquila – Avezzano Una frazione di fiacca senza pari, condotta ad andatura da primi del secolo e che nemmeno i traguardi a premio seppero ravvivare. Evidentemente, l’aria fresca ed il paesaggio, fecero novanta. Poi, a svegliare la monotonia, una scazzottata per motivi che solo loro conoscevano, fra Defilippis e Clerici. Indi il traguardo della montagna di Roccadimezzo, posto in discesa e vinto da Poblet. Solo queste poche note, prima della volata decisiva, attesa quasi come una liberazione. Invece, volata ci fu, ma anomala: il piemontese Agostino Coletto provò ad imitare, i De Santi e gli Albani dei giorni precedenti, scattando a meno di due chilometri dalla linea d’arrivo. La sostanza fu la stessa dei predecessori e il torinese vinse con tre secondi su Coppi, Van Steenbergen e gli altri del gruppo, compatto.
Sul vincitore.
Nato a Avigliana (Torino) il 14 agosto 1927. Deceduto ad Avigliana il 14 marzo 2006. Passista scalatore, alto m 1,84 per kg 77. Professionista dal 1952 al 1961, con 6 vittorie. Un corridore la cui eleganza sul passo e l’estrema regolarità, han fatto pensare a lungo a lui come ad un predestinato per le corse a tappe. Così non fu, anche se Agostino Coletto, era effettivamente un bel corridore. Nonostante il numero esiguo di vittorie, per la sua evidenza e per le speranze citate, nonché per i cospicui piazzamenti anche nelle corse a frazioni, questo corridore torinese, va messo fra i protagonisti degli anni ’50. Completo, anche se non con punte notevoli, ebbe una maturazione lenta, non a caso passò professionista già venticinquenne, nel 1952, e gli va dato atto che nel momento in cui scoprì di non poter raggiungere a piene mani il ruolo di capitano, con umiltà seppe trasformarsi in spalla o addirittura in gregario. Nel 1953 ruppe il ghiaccio vincendo il circuito di Nole Canavese e finì sul podio nel prestigioso Gran Premio delle Nazioni a cronometro, vinto dal diciannovenne Jacques Anquetil, ma fu nel ’54 che entrò nel novero delle attenzioni degli appassionati, vincendo in solitudine la Milano Torino. In una giornata da lupi, scattò sulle rampe della Rezza, l’ultima salita della giornata, la cui cima distava 15 chilometri dall’arrivo e giunse al Motovelodromo torinese, con 1’20” sugli inseguitori. Un mese dopo, s’aggiudicò la tappa di Avezzano della Roma-Napoli-Roma, poi vinse la Coppa Mostra del Tessile, ma furono il 2° posto colto dietro Fornara al Giro di Svizzera ed il 5° nel Giro di Lombardia, ad alimentare le speranze su di lui. Nel ’55 vinse la tappa di Salerno del Gran Premio Ciclomotoristico e il GP di Locarno, una cronosquadre composta da tre elementi per ciascuna. Con Coletto gareggiarono e vinsero Nencini e Giudici. Al Giro d’Italia la regolarità di Agostino finì per emergere, garantendogli un comunque importante 5° posto finale. L’anno successivo, grazie anche alla tremenda tappa del Bondone che falcidiò la classifica, Coletto, che riuscì a superarla, finì sul podio rosa di Milano, dietro a Gaul, trionfatore, e a Fiorenzo Magni. Dopo un ’57 incolore, tornò in auge nel 1958. S’aggiudicò ancora la Milano Torino, stavolta con un’impresa ancor più tangibile di quella di 4 anni prima. Inseritosi in un folto drappello in avanscoperta, a 120 km dall’arrivo, attaccò in salita e con lui rimase il solo velocista belga Vannitsen, poi, nell’ascesa successiva, staccò anche il pericoloso compagno e si bevve gli ultimi 40 km in solitudine, anticipando Poblet, 2°, di 1’36”. Al Giro d’Italia vestì per 3 giorni la Maglia Rosa, perdendo il primato a Boscochiesanuova, a favore di Baldini, poi vincitore della corsa. Fu al via di 2 Mondiali su strada: ritirato nel ‘54 e 12° nel ‘55. Chiuse la carriera nel ‘62, passando gli ultimi anni da gregario.
Ordine d’arrivo: 1° Agostino Coletto (Frejus) Km 62.600 in 2h16’42” – media di 27,476 kmh; 2° Fausto Coppi, a 3″; 3° Rik Van Steenbergen (Bel); 4° Giorgio Albani; 5° Gastone Nencini; 6° Fiorenzo Magni; 7° Loretto Petrucci; 8° Bruno Monti; 9° Hugo Koblet (Sui); 10° Marcello Pellegrini. Seguono gli altri, tutti con lo stesso tempo di Coppi.
Quarta tappa: Avezzano-Caserta Ripartiti da Avezzano per Caserta, dopo un intervallo inferiore al solito e con gli stomaci in fase di affannosa digestione, la corsa non si poteva che muovere sui presupposti di quella conclusa poco prima: andatura fiacca e pochi motivi di cronaca. Sul traguardo a premio di Isola del Liri, Poblet anticipò Koblet e Albani. A Pontecorvo, ancora primo Poblet, su Serena, Petrucci e Frosini. Poi noia fino a Capua, dove fuggirono Clerici, Pezzi e Zuliani. I tre arrivarono a Caserta per iniziare il circuito “Carlo III”, lungo 4,6 km, da svolgere 8 volte dietro motoscooter, con un vantaggio di 3’10”. Per un po’, Pezzi rimase solo al comando, ma da dietro, il gruppo in forte battaglia, tornò sotto e quando il leader Monti affondò la sua indubbia classe su quelle prove, non ce ne fu per nessuno. Agguantò il battistrada e si lan-ciò su un assolo di gran nota, che lo portò a vincere con un cospicuo distacco sugli altri, rafforzando la sua Maglia Rosso-Oro. Una vittoria di peso, acquisita con una evidente scioltezza, nonostante l’inseguimento dei grandi nomi, poi finiti nell’ordine, che ebbe il sapore di una ipoteca sul successo finale.
Sul vincitore.
Nato ad Albano Laziale (ROMA) il 12 giugno 1930. Corridore completo, alto m 1,66 per kg 65. Professionista dal 1953 al 1960 con 26 vittorie. Uno dei casi più poliedrici in quanto ad avvicinamento al ciclismo, della storia del nostro pedale. Ra-gazzo dal fisico compatto e solido, con lo sport nel sangue. Prima di giungere all’agonismo in bicicletta, praticò a buoni livelli l’atletica nelle discipline veloci, il calcio nella squadra del Murialdalbano, dove vinse un campionato di prima divisione e la boxe, dove seppe raggiungere la finale di un importante torneo per novizi. La sua incredibile sete di sport, lo portò al ciclismo, attraverso il ciclocross, specialità nella quale fu per due volte campione laziale. Da dilettante si mise assai presto in evidenza, al punto di conquistarsi un contratto professionistico, dopo sole due stagioni da stradista. Nel 1953, entrò così nell’elite del ciclismo, divenendo subito un evidente e, per un lustro, fu uno dei migliori corridori italiani: per le sue doti di velocista e per l’animosità con la quale promuoveva fughe, prima ancora del comunque buon bottino di vittorie. Già nell’anno d’esordio fece sue due tappe al Giro d’Italia, a Vicenza e Auronzo, vinse il Campionato Italiano Indipendenti e la frazione di Roma del Gran Premio Ciclomotoristico (Roma-Napoli-Roma), che lo ebbe come protagonista di primo rango praticamente sempre. Sia nel ‘54 che nel ‘55, infatti, vinse la classifica finale della corsa, oltre che a trionfare in altre tappe. Al Giro d’Italia tornò protagonista nel ’55, quando indossò la Maglia Rosa per due giorni. Curioso il particolare della seconda giornata da leader, quando la corsa, transitò ad Albano. Qui, l’intera città si colorò di rosa, in omaggio al concittadino che si stava facendo onore. Drappi rosa ai balconi e alle finestre, muri tinti di rosa, un tripudio, una sinfonia di un solo colore. Ed in una trattoria tipica dei Colli, proprio sul ciglio della strada, il padre di Bruno, offrì il più biondo e il più sapido dei vinelli romani. Tornò poi vincente in una tappa della “corsa rosa” nel ‘57, a Genova. Fra gli altri successi di Monti, spicca la doppietta ’56-‘57 al Giro d’Emilia, tre tappe al Giro di Romandia, una al Giro di Svizzera, ed una in quello d’Inghilterra.
Ordine d’arrivo: 1° Bruno Monti km 235 in 7h12’14”, media di 32,638 kmh; 2° Fiorenzo Magni a 1’18”; 3° Stan Ockers (Bel) a l’22”; 4° Fausto Coppi a 1’34″; 5° Raymond Impanis (Bel) a l’45”; 6° Giorgio Albani a 2’12”; 7° Guido De Santi a 2’16”; 8° Luciano Ciancola a 2’29”; 9° Aldo Zuliani a 2’30”; 10° Marcello Pellegrini a 2’53”; 12° Rik Van Steenbergen (Bel) a 3’06”; 13° Nino Defilippis a 3’16”; 14° Hugo Koblet (Sui) a 3’26”; 16° Pasquale Fornara a 3’34”; 19° Guido Messina a 4’42”; 20° Agostino Coletto a 4’67”.
Note: il tratto motoristico di 37 km, fu percorso da Monti alla media di 54,168 kmh.
Classifica generale dopo la 2a giornata: 1° Bruno Monti (Arbos), in 13h26’03”; 2° Fiorenzo Magni (Nivea) a l’30”; 3° Fausto Coppi (Bianchi) a 1’34”; 4° Stan Ockers (Bel-Girardengo) a l’42”; 5° Ray-mond Impanis (Bel-Girardengo) a l’52”; 6° Giorgio Al-bani (Legnano) a 2’13”; 7° Guido De Santi (Bottec-chia) a 2’52”; 8° Luciano Ciancola (Legnano) a 2’54”; 9° Nino Defilippis (Torpado) a 3’22”; 10° Aldo Zuliani (Torpado) a 3’35”; 12° Hugo Koblet (Sui-Guerra) a 3’43”; 14° Rik Van Steenbergen (Bel-Girardengo) a 3’46”; 15° Pasquale Fornara (Bottecchia) a 4’07”; 20° Guido Messina (Frejus) a 6’11”; 21° Agostino Coletto (Frejus) a 5’54”; 23° Michele Gismondi (Bianchi) a 6’34”; 25° Riccardo Filippi (Bianchi) a 7’39”.
Quinta tappa: Caserta-Napoli
Con una classifica comunque ancora molto corta, dove nello spazio di due minuti e mezzo, alle spalle di Monti, c’erano ben sei avversari, s’avviò la Caserta-Napoli. A minacciare la sicurezza del romano, che poteva pagare lo sforzo del giorno precedente, i due anziani fuoriclasse, Fiorenzo Magni, vincitore uscente e l’iridato Fausto Coppi, che lo seguivano a 1’30″ e 1’34”, rispettivamente. C’era quindi da aspettarsi un’offensiva a fondo contro il leader. L’attacco ci fu; venne sferrato con violenza e risolutezza, sino a concludersi in modo clamoroso: Monti retrocesse dal primo al quarto posto della classifica! Il bello, l’inaspettato, fu che a dargli battaglia non furono i due assi italiani anziani, bensì due avversari dai quali non ci si aspettava, per vari motivi, una simile performance. Costoro, furono De Santi e Koblet che, fuggiti poco dopo il “via”, nei cinquantaquattro chilometri in linea della corsa, raggiunsero ben otto minuti di vantaggio sul grosso, per poi difendersi validamente, lungo i 47 chilometri del cosiddetto circuito di via Caracciolo, da svolgere dietro motoscooter. Bene, i due attaccanti riuscirono a stare davanti fino alla fine, sia pure con un vantaggio più che dimezzato. Preso nella tagliola dei “grandi” e ritardato da un cambio di ruota mentre cercava, pur senza riuscirvi, di opporsi all’impetuoso ritorno di Magni e di Coppi, una volta entrati in azione dietro alle motociclette, Monti, trovò la “fortuna” di un incidente meccanico che attardò il Campione del Mondo. E fu solo grazie a questo colpo di malasorte dell’iridato, che non chiuse la frazione ultimo fra i principali protagonisti. La tappa, andò allo svizzero Hugo Koblet che, nel finale, staccò De Santi. Il triestino però, si consolò con la conquista della Maglia Rosso-Oro, con 37 secondi di vantaggio su Koblet, 57 su Albani, 1 minuto e 9 secondi su Magni, un minuto e 32 su Monti e ben tre minuti e 15 secondi su Coppi. Va detto che le fasi finali della Caserta-Napoli, furono sopraffatte dall’entusiasmo del pubblico, che rese le risultanze di tappa dense di dubbi su distacchi e raggiungimento stesso del traguardo, da parte di diversi corridori. Ci furono reclami, che in parte la giuria accettò, ma alla storia, i dubbi su questa tappa restarono. Tanto più al pensiero che un asso come Stan Ockers, alla fine della frazione napoletana, fu costretto al ritiro.
Ordine d’arrivo: 1° Hugo Koblet (Sui) km 101,6 in 2h18’ alla media di 44,014 kmh; 2° Guido De Santi a 33”; 3° Giorgio Albani a 1’49”; 4° Fiorenzo Magni a 2’45”; 5° Rik Van Steenbergen (Bel) a 2’52” …. Monti a 4’57”…Coppi a 5’06”..
Classifica dopo la terza giornata.
1° Guido De Santi (Bottecchia); 2° Hugo Koblet (Sui-Guerra) a 37”; 3° Giorgio Albani (Legnano) a 57”; 4° Fiorenzo Magni (Nivea) a 1’09”; 4° Bruno Monti (Arbos) a 1’32”; 5° Rik Van Steenbergen (Bel-Girardengo) a 3’09”; 6° Fausto Coppi (Bianchi) a 3’15”.
Sesta tappa: Napoli-Latina
Dopo la tappa dei pasticci e della mala organizzazione, alle sette del mattino, i corridori partirono da Napoli, per quella che era l’ultima decisiva giornata della Roma-Napoli-Roma. Due le semitappe in programma, entrambe da concludere con la presa volante degli allenatori in motoscooter. La prima con inizio a Terracina e poi sul lungo rettilineo di 42 chilometri della Fettuccia, giungeva a Cisterna e si concludeva nella vicinissima Latina. Nel pomeriggio poi, dopo l’ingresso a Roma, il tratto motoristico avrebbe abbracciato un circuito da percorrere 15 volte per una lunghezza complessiva di 40 chilometri. Alla partenza per Latina, avvenuta alle 7 del mattino, il tempo si mostrò ostico: freddo e nebbia e la previsione, che poi s’avverò, di pioggia. Era opinione generale che nulla d’importante potesse accadere nella marcia di avvicinamento a Terracina, ma una caduta del Campione d’Italia Fiorenzo Magni, in seguito ad una involontaria collisione con Monti, provocò al Leone delle Fiandre un forte dolore al muscolo della coscia destra, che gli tolse la possibilità di correre con velleità il resto della corsa. Nessuna conseguenza, invece, per il romano. Quando i corridori, che nel frattempo avevano incontrato forti scrosci di pioggia, giunsero alle prime pedalate dietro le motociclette, il maltempo terminò e Coppi parti al l’attacco. Subito si capì che la lotta per il primato, si sarebbe ristretta al Campione del Mondo e Monti, con Van Steenbergen come possibile terzo incomodo. De Santi, Koblet e Albani, infatti, mollarono prestissimo. Trovandosi su una vera strada e non già sui pericolosi viali e sulle curve dei circuiti, Coppi apparve letteralmente trasformato e scatenato. Chilometro dopo chilometro, ben “tirato” da Lorenzetti alla guida della Bianchi 174, Fausto guadagnò continuamente terreno, mantenendo una velocità che, all’arrivo, risultò di oltre 68 chilometri all’ora! Arrivò a Latina, solo, con 1 minuto e 9 secondi su Monti e 2’04” su Van Steenbergen. L’iridato aveva dunque ridotto a soli 38 secondi, il ritardo che lo divideva dal corridore romano, giunto nuovamente alla Maglia Rosso-Oro di leader. Monti infatti, pur battuto da Coppi, vide gli altri seppelliti di distacchi importanti, salvo lo stoico Magni, che, pur dolorante e impossibilitato, era riuscito a difendersi, giungendo 4° e perdendo solo 1’35” dal corridore romano.
Ordine d’arrivo: 1° Fausto Coppi km 173 in 4 ore 44’25”, alla media di 36,485 kmh (media di 68,603 kmh, per il tratto motorizzato); 2. Monti, a l’03”; 3. Van Steenbergen (Bel) a 2’04”; 4° Magni a 2’38”; 5° Impanis (Bel) a 2’45”.
Settima tappa: Latina-Roma
La frazione decisiva del pomeriggio, che portava da Latina a Roma, dopo la prima fase percorsa a passo turistico, giunse al crogiolo del circuito di Caracalla, col relativo aggancio ai motoscooter, nel bel mezzo di un colpo di scena: Monti, il leader, si presentò in ritardo di 27”, per aver dovuto cambiare una ruota qualche chilometro prima. Il corridore di casa, si trovava nelle ultime posizioni, e Coppi, che si era portato in testa, si stava avvantaggiando, su Albani, Van Steenbergen, Impanis e Koblet e pareva perfettamente in grado di scalzare dalla testa della classifica il giovane romano. L’unico dei big in grave ritardo, assai più del leader, in quel momento della corsa, era Magni. Alla fine del quarto giro, il distacco della Maglia Rosso-Oro dall’iridato Coppi, in testa, era salito a 48 secondi, sufficienti per il ribaltamento della classifica. Ancora una volta però, la malasorte colpì il Campionissimo: fu costretto a fermarsi per il salto di catena. In testa, nel frattempo, s’era portato Albani, seguito a 6” da Impanis e a 12” dal rimontante Monti. Il Campione del Mondo dopo il rientro sulla sella, si trovò 33” dietro al leader: troppi, per il poco spazio ancora restante per la rimonta. Eppure Coppi, dall’alto della sua pedalata dai valori immensi, quasi fece il miracolo, in una manifestazione che gli era stregata. Rimontò, lasciò sul posto Monti che, nel frattempo, era giunto alla testa e s’involò verso una vittoria nella classifica che pareva impossibile. Alla fine, vinse la tappa, ma per 9 secondi mancò la Maglia Rosso-Oro. Bruno Monti, di Abano Laziale, 2° al traguardo di frazione, aveva così vinto la Roma-Napoli-Roma. Dopo la conclusione della corsa, la giuria si riunì nei locali del giornale Il Tempo, per esaminare i rapporti dei commissari addetti al controllo del comportamento dei singoli allenatori. Si constatò che parecchi di questi, avevano compiuto ripetute infrazioni. Oltre alla comminazione di diverse ammende, avendo alcuni corridori usufruito dell’illecito aiuto dei propri allenatori, furono loro inflitti 15 secondi di penalizzazione, da sommarsi al tempo totale. I corridori puniti furono: Coppi, Magni, Albani, Fornara, Ciancola, Martini e Croci Torti. Di conseguenza, il distacco fra Monti e Coppi, che sul traguardo era stato di 9″, fu portato a 24”.
Ordine d’arrivo: 1° Fausto Coppi (Bianchi)
km 120 in 3 ore 18’26” alla media di 36,272 kmh (media di km. 68,134 nel tratto motorizzato, compiuto in 41’17”); 2° Bruno Monti (Atala) a 29″; 3° Rik Van Steenbergen (Bel) a 1’06”; 4° Hugo Koblet (Sui); 5° Raymond Impanis (Bel); 6° Giorgio Albani; 7° Guido De Santi; 8° Miguel Poblet; 9° Luciano Ciancola; 10° Fiorenzo Magni.
Classifica Generale Finale (penalizzazioni comprese):
1° Bruno Monti (Arbos) che copre i km 880 del percorso complessivo in 26h03’13”; 2° Fausto Coppi a 24″; 3° Rik Van Steenbergen (Bel-Girardengo) a 3’09”; 4° Giorgio Albani a 3’49”; 5° Magni a 4’13”; 6° Guido De Santi (Bottecchia) a 4’48”; 7° Hugo Koblet (Sui-Guerra) a 5’; 8° Raymond Impanis (Bel-Girardengo) a 6’33”; 9° Miguel Poblet (Esp-Willier) a 8’58”; 10° Luciano Ciancola (Legnano) a 10’25”; 11° Nino Defilippis (Torpado) a 10’33”; 12° Pasquale Fornara (Bottecchia) a 12’01”; 13° Guido Messina (Frejus) a 13’03”; 14° Agostino Coletto (Frejus) a 14’01”; 15° Livio Isotti (Nivea) a 16’20”; 16° Riccardo Filippi (Bianchi) a 16’32”; 17° Michele Gismondi (Bianchi) a 16’38”; 18° Alfredo Martini (Lygie) a 18’21”; 19° Giuseppe Minardi (Legnano) a 22’53”; 20° Aldo Zuliani (Torpado) a 25’27”; 21° Gilberto Dall’Agata (Doniselli) a 28’43”.
Maurizio Ricci detto Morris