Trentunesima Edizione 22-26 aprile 1953
Un’edizione che segnò un importante ritocco organizzativo. Intanto l’itinerario della manifestazione più vario e con più tappe, iniziò a “liberare” maggiormente accanto a Roma-Napoli-Roma, la denominazione Gran Premio Ciclomotoristico delle Nazioni.
Il numero dei corridori fu portato a 36 con 6 corridori massimi per equipe e ciò portò ad una rappresentatività delle nazionalità che raggiunse il record di 9. I giorni di gara, dai classici 3, furono portati a 5, per un tracciato complessivo di 1085 chilometri. In altre parole: una corsa a tappe di rilevanza per lunghezza, ed originalissima per morfologia. Oltre a Lazio e Campania, l’itinerario avrebbe toccato anche l’Umbria e l’Abruzzo che, allora, contemplava anche l’odierno Molise. Tredici campioni stranieri e ventitre italiani, figurarono nella competizione. In ordine di iscrizione: Magni, Kubler, Robic, l’iridato Muller, Bartali, Ockers, Poblet, Koblet, Van Est, Minardi, Albani, Ciancola, Monti, Fornara, Defilippis, Maggini, Astrua. Moresco, Diggelmann, Corrieri, Bresci, Baroni, Salimbeni, Crocitorti, Martini, Mastroianni, Ciolli, Bartalini, De Rossi, Hoermann, Conte, Graf, Schneider, Ferrari, Bevilacqua, Diederich.
Altra novità notevole: il tipo unico di motoscooter degli allenatori. Fu scelta la “Gilera 150 sport”. Circa gli accoppiamenti, da rilevare quello di Athos Lazzaretti con Gino Bartali; di Bruno Pellizzari per Fiorenzo Magni, di Fabio Battesini per Hugo Koblet (alla prima partecipazione alla manifestazione); di Armando Latini per Ferdi Kubler; di Wambts per Diggelmann, di Van Brook per Ockers. Jean Robic, per rivincere, nominò come proprio allenatore, il famoso Hugo Lorenzetti, specialista di eccezione, vincitore di due Bordeaux-Parigi, rispettivamente al servizio di Bernard Gauthier e di Jesus Moujica. Insomma, la punzonatura in piazza Colonna, gremita, malgrado il tempo incerto, fu di quelle che restano nelle memorie.
Prima semitappa: Roma-Terni La partenza da Piazza Colonna, della prima intensa giornata di gara, fu data alle 8 del mattino. Dopo un terzo di corsa, l’episodio che risulterà decisivo. Fuga di quattro corridori: il triestino Guido De Santi, tradizionale protagonista della manifestazione, il combattivo e sempre presente nelle fasi calde, ovvero il piemontese Giancarlo Astrua, il novarese in grande accesa Pasquale Fornara, ed un giovane svizzero, gran pedalatore, di cui si diceva un gran bene, Rolf Graf. Questi battistrada, in perfetto accordo e tutti ottimi passisti, riuscirono ad accumulare un vantaggio notevole, ed anche per la tardiva reazione del gruppo, riuscirono ad arrivare al traguardo senza soverchi patemi e poterono svolgere la volata decisiva. Qui emersero le maggiori fibre bianche di Guido De Santi, che non trovandosi fra i contendenti delle ruote particolarmente veloci, o di nota, ebbe facilmente la meglio su Astrua, Graf e Fornara, finiti nell’ordine. Miguel Poblet, regolò il gruppo, in gran rimonta a poco più di una trentina di secondi. Anche il pubblico ternano fu quello delle grandi occasioni.
Ordine d’arrivo:
1° Guido De Santi km 95,500 in 2h38’20” alla media di 36,100 kmh; 2° Giancarlo Astrua; 3° Rolf Graf (Sui); 4° Fornara, tutti col tempo del vincitore; 6° Miguel Poblet (Esp) a 36”.
Seconda semitappa: Terni – L’Aquila Partiti alle 11,30 da Terni alla volta de L’Aquila, per complessivi 87,2 km, i corridori non mostrarono una gran voglia di battersi. Con l’andatura assai moderata, la prima metà di semitappa, fu all’insegna del “tutti insieme”. Più vivacità in prossimità dei tanti arrivi a premio. Corrieri, si aggiudicò il traguardo di Piediluco e alla tappa volante di Rieti, passarono nell’ordine Albani, Corrieri, Bevilacqua e Koblet. A Cittaducale, Astrua fu primo e ad Antrodoco, Ciolli transitò con 30” di vantaggio, annullati dal grosso fin dalle prime rampe di Sella di Corno. La lunga salita venne superata a stanca andatura. In vetta, sul primo traguardo valevole per il Gran Premio della Montagna, non passarono certo degli arrampicatori: fu primo Corrieri, seguito da Ferrari e Maggini. Nella ripida discesa verso L’Aquila e nel susseguente tratto in pianura, Koblet e Bevilacqua tentarono la fuga senza riuscirvi. Più fortunato e capace fu Albani, che a due chilometri dalla pista di l’Aquila, sede d’arrivo, s’involò, imitato da Astrua. I due procedendo ognuno per conto proprio, lasciarono il gruppo alle spalle. Vinse Albani, con un lieve vantaggio sul combattivo piemontese e terzo, primo del gruppo giunto a 13”, il vecchio Gino Bartali, che mandò in visibilio la folla. Tantissima.
Sul vincitore.
Nato a Monza il 15 giugno 1929. Velocista. Alto m. 1,73 per kg 70. Professionista dal 1949 al 1959 con 34 vittorie. Il suo senso tattico, che pareva predirne un futuro come tecnico, ne innalzò il palmares da corridore. Fu capace di emergere, anche in corse che sembravano impossibili per la sua ruota veloce. Riuscì ad essere una luce del movimento italiano, nonostante la presenza di tanti corridori di nome. La vittoria nel Campionato Italiano 1956, a punti, dopo cinque prove, ne diede testimonianza, così come i sette centri di tappa al Giro d’Italia e le vittorie in quasi tutte le classiche nazionali. Partecipò ad 8 edizioni della “Corsa Rosa”: nel 1950 (45°); 1952 (10°); 1953 (15°); 1954 (12°); 1955 (39°), 1956 (17°); 1957 (53°) e nel 1958, dove si ritirò. Fu due volte azzurri ai Mondiali: nel 1952 in Lussemburgo e nel 1956 a Copenaghen. In entrambe le occasioni, dopo aver svolto il suo lavoro, si ritirò. Militò sempre nella Legnano, salvo l’ultimo anno, quando andò a fare da chioccia ai giovani della Molteni e, dal 1960, ne divenne direttore sportivo storico. Fra i grandi corridori guidati dal monzese nella “Grande Molteni”, i vari Motta, Dancelli e, soprattutto, Eddy Merckx, col quale creò un connubio da leggenda. Tornando all’Albani corridore, di nota il suo esordio, avvenuto fra i dilettanti a 19 anni compiuti. Pur di farlo correre, a lui che era un operaio di una ditta di confezioni, il Pedale Monzese, oltre all’abbigliamento, fornì un mezzo stipendio sotto forma di rimborso spese. Non si sbagliarono: dopo poco più di un anno, Giorgio, era già professionista vincente, nella Legnano. Tutte le sue vittorie. 1950: tappa di Milazzo al Giro di Sicilia; Coppa Agostoni. 1951: Milano-Modena; Circuito di Arona. 1952: tappa di Bologna al Giro d’Italia; tappa di Roccaraso al Giro d’Italia; Giro dell’Appennino; Giro del Piemonte; Circuito di Seregno. 1953: tappa di l’Aquila al Gran Premio Ciclomotoristico; Tappa di Genova al Giro d’Italia; Giro del Lazio; Coppa Bernocchi; Circuito di Lodi; Circuito di Grottarossa. 1954: tappa di l’Aquila al Gran Premio Ciclomotorìstico; tappa di Roma al Giro d’Italia; Giro dell’Appennino; Tre Valli Varesine; Circuito di Codogno. 1955: tappa di Ancona al Giro d’Italia; Criterium Avesnes. 1956: Campionato italiano; tappa di Lecco al Giro d’Italia; tappa di San Pellegrino al Giro d’Italia; Giro del Veneto; Circuito di Lodi; Criterium di Basilea; Circuito di Ovada; Circuito di Alessandria. 1957: Giro di Campania; Circuito di Vigevano; Circuito di Alessandria. 1958: Circuito di Roccabianca. I suoi migliori piazzamenti. 1949: 3° nella Coppa Agostoni. 1950: 2° nel Giro di Romagna; 2° nella tappa di Brescia al Giro d’Italia; 3° nel Trofeo Baracchi; 1951: 2° nella Milano-Torino; 2° nel Giro dell’Emilia; 3° nel Gran Premio Massaua Fossati di Grosseto. 1953: 2° nella tappa di Roccaraso al Giro d’Italia; 2° nella tappa di Riva del Garda al Giro d’Italia; 3° nella tappa di Modena al Giro d’Italia; 3° nel Giro del Piemonte. 1954: 2° nella tappa di Torino al Giro d’Italia. 1954: 2° nella tappa di Milano al Giro d’Italia; 3° nella Milano-Modena. 1955: 3° nella Milano-Torino; 3° nella tappa di Viareggio al Giro d’Italia; 3° nella tappa di Roma al Giro d’Italia; 3° nella tappa di Lido di Jesolo al Giro d’Italia. 1956: 2° nella tappa di Rimini al Giro d’Italia; 2° nella tappa di Bologna al Giro d’Italia; 2° nella Tre Valli Varesine; 2° nel Gran Premio Industria e Commercio; 3° nel Trofeo Baracchi. 1957: 2° nella tappa di Montecatini al Giro d’Italia; 2° nella tappa di Como al Giro d’Italia; 3° nella tappa di Saint Vincent al Giro d’Italia; 3° nel Giro di Toscana. 1958: 3° nel Giro di Toscana; 3° nella tappa di Varese al Giro d’Italia; 3° nella tappa di Forte dei Marmi al Giro d’Italia.
Ordine d’arrivo: 1° Giorgio Albani km. 87,200 in 3h09’54” alla media di 30,016 kmh; 2° Giancarlo Astrua a 7”; 3° Gino Bartali a 13”; 4° Stan Ockers; 5° Bruno Monti.
Terza semitappa: australiana sulla pista di L’Aquila Sulla pista aquilana, tecnica e con curve sopraelevate, emerse la non abitudine di questi pur grandi stradisti, a pedalare dietro un rullo su un simile anello. Tra l’altro, le moto non erano quelle da mezzofondo e la media sui 4250 metri di questa australiana (quattro corridori posti in partenza ai vertici dell’ovale della pista) dietro motori, con cronometraggio individuale, lo dimostrò. Vinse Fiorenzo Magni, su Koblet, che pure era un grande inseguitore, ma dietro il rullo si ridimensionava.
Ordine d’arrivo dell’australiana in pista, giri 10 pari a km. 4,420, dietro allenatori:
1° Fiorenzo Magni in 4’32” alla media di km. 68.234; 2° Hugo Koblet (Sui) a 4”; 3° Stan Ockers (Bel) a 9”.
Classifica generale dopo la prima giornata di gare:
1° De Santi in 5h53’12”; 2° Astrua a 18”; 3° Magni a 23”; 4° Koblet (Sui) a 27”; 5° Ockers (Bel) a 32”.
Quarta semitappa: L’Aquila-Sulmona La partenza fu data poco dopo le nove. Il gruppo s’avviò lentamente e le accelerazioni furono tutte concentrate nelle vicinanze dei traguardi a premio. A Barisciano, Minardi vinse il traguardo volante, a Popoli lo vinse Schneider, mentre sulla discesa seguente questa località, si registrò un tentativo di fuga da parte di Koblet e Moresco, ma ebbe breve durata. L’inevitabile sprint decisivo per la frazione sul rettilineo di Sulmona, vide Minardi giocare la carta dell’anticipo, attraverso una sparata da finisseur Un colpo che lo portò alla vittoria, con qualche metro su Corrieri, Ockers e gli altri. Invariata la classifica.
Sul vincitore.
Nato a Solarolo (Ravenna) il 18 marzo 1928. Passista veloce, alto m. 1,80 per kg 72. Professionista dal 1950 al 1958 con 18 vittorie. Giuseppe Minardi può essere considerato il Van Steembergen romagnolo, sia per il suo trascorso di ruota veloce fra i dilettanti, che per quello che ha saputo fare da professionista. Nei suoi dieci anni fra i “prof”, infatti, il Minardi già divenuto “Pipaza”, ha messo insieme un curriculum di tutto rispetto che ne ha fatto uno dei corridori più in vista dell’Italia degli anni cinquanta. Questo figlio autentico della Romagna, terra di simpatia e laboriosità, si affacciò ancora dilettante alla grande notorietà vincendo senza licenza “prof” la Milano-Rapallo e il Trofeo Matteotti edizione 1949. Professionista in maglia Legnano, “Pipaza” cominciò nel Giro d’Italia del 1951 ad iscrivere il suo nome fra i vincitori di tappa, trionfando nella frazione di Pescara. A questo traguardo, aggiunse subito il Trofeo Valleceppi. Sul finire di quell’anno solo un grande Luison Bobet gli impedì di iscrivere il suo nome nell’albo d’oro del Giro di Lombardia. Il Trofeo Baracchi, vinto in coppia con Fiorenzo Magni, chiuse una stagione d’oro per il romagnolo. Ma fu il 1952 l’anno super di Pipaza. Mancata di un soffio la Milano-Sanremo (2° dietro a Loretto Petrucci), vinse alla grande il Giro di Campania, la tappa di Genova al Giro d’Italia, la Tre Valli Varesine. Un bel bottino al quale si aggiunse la sconfitta per solo mezzo punto nel campionato italiano (Maglia poi finita sulle spalle di Gino Bartali). Sul finire di stagione la “chicca” di tutta la sua carriera: il trionfo nel Giro di Lombardia. Con quella vittoria, Minardi divenne uno dei corridori italiani più conosciuti all’estero. Il 1953 di Pipaza, si aprì ancora con un secondo posto dietro Petrucci alla Milano-Sanremo, una corsa stregata, dunque, per il corridore di Solarolo. Anche il resto dell’anno fu tutto un susseguirsi di piazzamenti, ma arrivò pure una grande vittoria: la tappa di Roma al Giro. In quell’occasione trionfò davanti allo stadio Olimpico (fu inaugurato quel giorno) gremito in ogni ordine di posti (un record per un finale di tappa). Partecipò con la Nazionale al Tour de France, ma si ritirò nel corso della 5a tappa. Tre le vittorie di Pipaza nel 1954: la tappa di Teormina al Giro d’Italia (dove fu anche per tre giorni maglia rosa), il Giro di Romagna e il Giro di Reggio Calabria, dove batté in volata Fausto Coppi, dopo che i due avevano staccato tutti. Cinque i successi nel 1955: la tappa di Cervia al Giro d’Italia, il Giro del Piemonte, il Trofeo Matteotti, il Circuito di Pescara e il GP di Imola, una cronosquadre. Un paio di successi nel 1956: la tappa di Rimini al Giro d’Italia e, per la seconda volta, il Giro di Reggio Calabria. Fu questo l’ultimo acuto della carriera di Minardi che continuò per altre due stagioni in maglia Leo-Chlorodont senza più ritrovare lo spunto di un tempo. Giuseppe Pipaza Minardi vestì con onore tre volte la Maglia Azzurra ai Mondiali: a Varese nel ’51 dove finì 8°, a Lussemburgo nel ’52, dove chiuse 10°, ed a Solingen ’54, dove si ritirò, dopo aver fatto il suo lavoro d’appoggio.
Ordine d’arrivo:
1° Giuseppe Minardi km 68 in 1h50’37” alla media di km. 36,883; 2° Giovanni Corrieri a 6”; 3° Stan Ockers (Bel) a 10”; 4° Miguel Poblet (Esp); 5° Bruno Monti, 6° Luciano Maggini; 7° Luigi Mastroianni; 8° Ferdi Kubler (Sui); 9° Remo Bartalini; a pari merito al decimo posto tutti gli altri.
Quinta semitappa: Sulmona-Frosinone Alle tredici, la artenza per Frosinone (km. 158,300), senza Mino De Rossi, ritiratosi a causa d’una grave foruncolosi. E si giunse a velocità moderata, salvo qualche scatto di Ciolli e Ciancola, alle rampe di Forca Caruso. Il gruppo andò su d’amore e d’accordo, senza lotta. Al traguardo per il Gran Premio della Montagna passarono nell’ordine Poblet, Robic, Monti, Astrua, Bartali e tutti gli altri. Al traguardo volante di Avezzano si piazzò ancora primo Poblet. Nemmeno le pendici del Monte Saviano, provocarono selezioni. Una fuga di Van Est, vincitore del traguardo volante a Balsorano, non ebbe lunga durata. Stessa sorte per un tentativo da parte di Ciancola e Croci Torti, seguiti poi da Astrua, dopo che Albani si era aggiudicato il traguardo di Sora. Nella inevitabile volata finale a Frosinone, approfittando della particolarità dell’arrivo, Koblet ebbe buon gioco nell’anticipare l’affondo e vinse precedendo Magni di almeno due macchine. Grandissimo, lungo tutto il percorso, l’entusiasmo per Gino Bartali. La classifica generale dopo la seconda giornata rimase praticamente immutata.
![[Immagine: Koblet%20dopo%20arrivo_zpsnpm6vhen.jpg?t=1546073335]](http://i1161.photobucket.com/albums/q504/ilnuovociclismo123/Koblet%20dopo%20arrivo_zpsnpm6vhen.jpg?t=1546073335)
Sul vincitore.
Nato a Zurigo (Svizzera) il 21 marzo 1925; deceduto ad Uster (Svizzera) il 6 novembre 1964. Completo. Alto m. 1,82 per un peso forma di kg 78. Biondo, alto, è stato senz’altro il corridore dall’aspetto più attraente: appena sceso di bicicletta usava asciugarsi il volto con una soffice spugna imbevuta di colonia, pettinarsi i capelli e prestarsi docile alla cerimonia di premiazione. I suoi baci agli arrivi, erano autentici e ambiti. E proprio da uno di quei baci, doveva uscire fidanzalo e poi sposo ben presto, infelice, di una stellina. Figlio di un panettiere zurighese, aveva fatto a lungo il fattorino dell’azienda; stagnino, era approdato al negozio di biciclette che avrebbe segnato il suo destino. Più volte vittorioso, aveva dovuto troppo presto rassegnarsi a un patetico addio alle competizioni. Sulla soglia dei quarant’anni è deceduto in seguito ad una uscita di strada, su di una vettura che non lasciò alcun segno di frenata, e che propone la tesi di una quasi volontarietà di andarsene da questo mondo. Primo straniero nel 1950 a vincere il Giro d’Italia, guidato da un tecnico sapiente come Learco Guerra. Nella stagione successiva si aggiudicò il Tour de France, mentre nel 1952 al Giro della Svizzera accusò una grave infezione renale che ne condiziona il rendimento negli anni successivi. Professionista dal 1946 al 1958 con 77 vittorie. I principali successi di Hugo Koblet. 1 Giro d’Italia (1950); 1 Tour de France (1951); 1 Campionato Nazionale (1955); 3 Giri della Svizzera (1950-1953-1955); 1 Giro della Svizzera Romanda (1953); 2 Campionati di Zurigo (1952-1954); Sassari-Cagliari (1954); Giro Ticino (1955); Gran Premio delle Nazioni (1951); Gran Premio Martini (1954); Gran Premio d’Europa (Ravenna con Graf); 8 Campionati nazionali nell’inseguimento (dal 1947 al 1954); Trofeo Gentil (1950); 30 tappe di Giri (5 al Tour; 7 al Giro d’Italia; 11 al Giro Svizzera; 1 alla Vuelta); 23 giorni in Rosa; 11 giorni in Giallo. Fra i suoi piazzamenti: fu 2° al Giro del 1953 e due volte 2° ai Mondiali dell’inseguimento.
Ordine d’arrivo:
1° Hugo Koblet (Sui) Km 158,300 in 4h52’36” alla media di km. 33.835; 2° Fiorenzo Magni; 3° Luciano Maggini; 4° Oreste Conte; 5° Stan Ockers (Bel).
Classifica generale dopo la seconda giornata:
1° Guido De Santi in 12h36’35”; 2° Giancarlo Astrua a 18”; 3° Fiorenzo Magni a 23”; 4° Hugo Koblet (Sui) a 27”; 5° Stan Ockers (Bel) a 32”; 6° Pasquale Fornara a 37”; 7° Walter Diggelmann (Sui).
Terza tappa: Frosinone-Caserta Una tappa abbastanza lunga (la sesta frazione della corsa), 162,6 chilometri complessivi, con un tratto in linea di 124 ed uno dietro motoscooter di 38,6 km, da consumarsi su un apposito circuito in Caserta, che occupò tutta la terza giornata di gara. A dispetto dell’attesa, fu scialba nella prima parte. Tutto si decise nel tratto con allenatori, dove emerse la classe dello svizzero Hugo Koblet che andò a vincere. Ma non fu un successo facile perché nel tratto conclusivo si trovò a fare i conti con un giovane romano, Bruno Monti, autore di una prova eccellente. Probabilmente fu l’inesperienza in questo tipo di gare, a porre a più miti consigli il capitolino.
Ordine d’arrivo:
1° Hugo Koblet (Sui) Km 162,600 in 4h21’06” alla media di 37,364 kmh; 2° Bruno Monti; 3° Fiorenzo Magni a 24″; 4° Stan Orkers (Bel) a 35”; 5° Guido De Santi a 1’02”; 6° Antonio Bevilacqua a 1’19”; 7° Ferdi Kubler (Bel) a 1’34”; 8° Giancarlo Astrua a 1’52”.
Classifica Generale dopo la terza giornata:
1° Hugo Koblet (Sui) in 16h56’38” alla media di 34,793 kmh; 2° Bruno Monti a 18″; 3° Fiorenzo Magni a 20″; 4° Guido De Santi a 35″; 5° Stan Ockers (Bel) a 40″; 6° Giancarlo Astrua a 1’43”; 7° Ferdi Kubler (Sui) a l’48”; 8° Antonio Bevilacqua a 2’03”.
Quarta tappa: Caserta-Napoli L’asso belga Stan Ockers, vinse la penultima tappa, la Caserta-Napoli di 94,600 chilometri, conquistando altresì la Maglia Rosso-Oro di leader della classifica generale. Come già avvenuto il giorno precedente, la tappa si decise nella parte disputata dietro motoscooter. I primi ad arrivare all’aggancio coi mezzi a motore, furono Luigi Mastroianni, Giancarlo Astrua e Guido De Santi, che con una riuscita fuga avevano staccato il gruppo di oltre un minuto. Ma dopo pochi giri del circuito napoletano, scelto come teatro dell’epilogo di tappa, furono superati dagli scatenato Ockers, Magni e Koblet. Appassionante fu negli ultimi chilometri il duello fra i belga e Fiorenzo Magni, dapprima per staccare il leader di classifica Koblet, indi per vincere la tappa e, possibilmente, conquistare la Maglia Rosso-Oro. Ad un certo punto parve che Magni potesse conquistare il successo, ma all’ultimo giro l’accelerazione ulteriore dell’asso belga, gli fu fatale. Al traguardo, Ockers, anticipò l’italiano di 36”. Koblet giunse quarto (battuto anche da Albani) a 1’20” e cedette al belga le insegne del primato in classifica.
Ordine d’arrivo:
1° Stan Ockers (Bel) km 94,600 in 2h09’34” alla media di 43,825 kmh; 2° Fiorenzo Magni a 36”; 3° Giorgio Albani a 1’14”; 4° Hugo Koblet (Sui) a 1’20”; 5° Guido De Santi a 1’36”.
Classifica Generale dopo la quarta giornata:
1° Stan Ockers (Bel); 2° Fiorenzo Magni a 16”; 3° Hugo Koblet (Sui) a 40”; 4° Guido De Santi a 1’27”; 5° Bruno Monti a 2’08”; 6° Giancarlo Astrua a 2’59”; 7° Giorgio Albani a 3’05”; 8° Walter Diggelmann (Sui) a 5’15”; 9° Antonio Bevilacqua a 6’08”; 10° Miguel Poblet (Esp) a 6’08”.
Quinta tappa: Napoli-Latina Con tre contendenti alla vittoria finale, Ockers Magni e Koblet, partì la quinta tappa, Napoli-Latina, di 174 chilometri. Una frazione che in tanti consideravano decisiva e che poi lo fu veramente. Un inizio fiacco, si potrebbe dire d’attesa, quasi con il passaparola “risparmiamo energie per la Fettuccia”, ovvero il tratto che, sulla via Appia, poco dopo Terracina, attraverso un rettilineo di una quarantina di chilometri, porta a Cisterna di Latina. Proprio il segmento, ove i corridori si sarebbero agganciati agli allenatori in motoscooter. Prima di giungere a questo crogiolo di frazione, il più convinto a muovere le acque, fu Luigi Mastroianni, un napoletano di Secondigliano che, nei vari tentativi sempre rintuzzati, riuscì perlomeno a guadagnarsi il traguardo a premio, che stava a metà strada fra Melito e Aversa. La frazione esplose come previsto sulla Fettuccia di Terracina, alle alte velocità che i motoscooter potevano garantire ai corridori. Ed i migliori non si risparmiarono, giungendo a delle medie sbalorditive per quei tempi e la poca abitudine anche di diversi campioni, a gareggiare dietro allenatori.
Attaccò per primo Ockers, che fece selezione e giunse a toccare in un tratto gli 80 chilometri orari, ma poi salì in cattedra il “Leone delle Fiandre” che non si aspettava, perlomeno in quelle dimensioni. Fiorenzo Magni, infatti, fu autore di un segmento velocistico incredibile, ad una media lautamente superiore ai 70 kmh, che disintegrò ogni resistenza. Giunse al traguardo con ampio margine su Ockers e Van Est e conquistò la Maglia Rosso-Oro di leader. Fece un’impresa, anche se, oggi, nella stragrande maggioranza dei ritratti o nelle disamine su di lui, non v’è traccia di quel che fece.
Ordine d’arrivo:
1° Fiorenzo Magni km 174 in 4h15’14” alla media di 36,537 kmh; 2° Stan Ockers (Bel) e 1’49″; 3° Wim Van Est (Ned) a 2’37”; 4° Giancarlo Astrua a 2’49”; 5° Ferdi Kubler (Sui) a 2’58”; 6° Guido De Santi a 3’03”; 7° Hugo Koblet (Sui) a 3’10”; 8° Giorgio Albani a 3’22”; 9° Bruno Monti a 3’35”; 10° Jean Robic (Fra) a 4’19”; 11° Luciano Ciancola a 4’21”; 12° Antonio Bevilacqua a 4’58”; 13° Walter Diggelmann (Sui) 5’12”; 14° Adolfo Grosso a 5’15”; 15° Pasquale Fornara a 5’30”; 16° Gino Bartali a 5’34”; 17° Ludwig Hoermann (Ger) a 5’41”; 18° Giovanni Corrieri a 5’53”; 19° Giuseppe Minardi a 6’02”; 20° Virgilio Salimbeni a 6’32”; 21° Giulio Bresci a 6’35”; 22° Mario Baroni a 6’43”; 23° Marcello Ciolli a 6’44”; 24° Oreste Conte a 6’48”; 25° Luciano Maggini a 6’53”; 26° Alfredo Martini a 7’25”; 27° Rolf Graf (Sui) a 7’35”; 28° Alfo Ferrari a 7’42”; 29° Rinaldo Moresco a 7’48”; 30° Luigi Mastroianni a 7’55”; 31° Kurt Schneider (Aut) a 8’25”; 32° Jean Diederich (Lux) a 8’29”; 33° Remo Bartalini a 9’07”; 34° Emilio Croci Torti (Sui) a 9’42”. Ritirato Miguel Poblet (Esp) per foruncolosi acuta.
Classifica Generale dopo la quinta tappa:
1° Fiorenzo Magni; 2° Stan Ockers (Bel) e 1’33″; 3° Hugo Koblet (Sui) a 3’44”; 4° Guido De Santi a 4’14”; 5° Bruno Monti a 5’27”; 6° Giancarlo Astrua a 5’32”; 7° Giorgio Albani a 6’01”; 8° Ferdi Kubler (Sui) a 6’36”.
![[Immagine: Magni%20e%20bicicletta_zps7fanbphr.jpg?t=1546073335]](http://i1161.photobucket.com/albums/q504/ilnuovociclismo123/Magni%20e%20bicicletta_zps7fanbphr.jpg?t=1546073335)
Fiorenzo Magni controlla i “ferri” del mestiere.
Sesta tappa: Latina-Roma L’ultima frazione, che da Latina portava a Roma, di 125,6 km, era piena di trabocchetti, ma oramai i campioni, aspettavano solo il tratto dietro scooter per battagliare, lasciando a comprimari, comunque stanchi, la possibilità di mettersi in evidenza nella fase in linea. Il primo ad attaccare fu Moresco, poi tante scaramucce e la salita di Rocca di Papa che non fece male: troppo debole l’andatura. Ma quando la corsa arrivò alle Terme di Caracalla con l’inizio del circuito finale dietro allenatori in moto, esplose ancora una volta. I primi a mettersi in gioco furono Bevilacqua, Kubler, Magni ed il giovane Bruno Monti. Quest’ultimo affondò un vero e proprio attacco a cui rispose il solo Ockers. I due proseguirono a gran media, mentre il leader Magni, stanco per l’impresa sulla Fettuccia di Terracina, iniziò a perdere progressivamente terreno. A metà del settore motoristico, Ockers passò in testa con 2” su Monti, 42” su Magni 1’02” su Albani e 1’18” su Robic, alla cui ruota s’erano posti Koblet e De Santi. Vista la flessione del leader, il belga attaccò ancora, esponendosi ad uno sforzo incredibile. Monti assorbì bene l’acuto di Ockers, senza staccarsi. Lo stesso Magni che pure continuava a perdere terreno, stringendo i denti, non crollò, come era negli auspici del suo principale avversario. Lo sforzo invece, appannò un poco proprio il fiammingo, che si trovò rimontato e sorpassato da un Monti in formato monstre. Il corridore romano continuò a spingere sui pedali a grandi frequenze, ben incollato al rullo, ed impedì ad Ockers di provare il controsorpasso. Profeta in patria, Bruno Monti vinse con una ventina di metri sul belga, mentre Fiorenzo Magni, a costo di grande fatica, chiuse 3°, a poco più di un minuto. Per 30” secondi il Leone delle Fiandre conservò il primato e fece sua per la seconda volta la Roma-Napoli-Roma. Dopo il traguardo si lasciò andare a lacrime di gioia che portarono il pubblico, numerosissimo, ancor più vicino a lui.
Ordine d’arrivo:
1° Bruno Monti km. 125,600 in 3h10’23” alla media di 39,551 kmh; 2° Stan Ockers (Bel) a 3″; 3° Fiorenzo Magni a l’06”; 4° Hugo Koblet (Sui) a l’50”; 5° Giorgio Albani a l’52”; 6° Adolfo Grosso a l’58”; 7° Guido De Santi a 2’06”; 8° Jean Robic (Fra) a 2’27”; 9° Giancarlo Astrua a 2’38”; 10 Ferdi Kubler (Sui) a 2’41”; 11° Luciano Ciancola a 2’57”; 12° Pasquale Fornara a 3’53”; 13° Gino Bartali a 3’44”; 14° Walter Diggelmann (Sui) a 4’23”; 15° Wim Van Est (Ned) a 5’18”; 16° Virgilio Salimbeni a 6’05”; 17° Luigi Mastroianni a 6’17”; 18° Kurt Schneider (Aut) a 10’05”.
Classifica Generale Finale:
1° Fiorenzo Magni km 984,6 in 27ore 42’01″ media 36,971 kmh; 2° Stan Oc-kers (Bel) a 30”; 3° Bruno Monti a 4’31”: 4° Hugo Koblet (Sui) a 4’38”; 5° Guido De Santi a 5’23”: 6° Giorgio Albani a 6’57”; 7° Giancarlo Astrua a 7’04”; 8° Ferdi Kubler (Sui) a 11’14”; 9° Adolfo Grosso a 12’32”; 10° Luciano Ciancola a 12’34”; 11° Walter Diggelmann (Sui) a 13’24”; 12° Jean Robic (Fra) a 14’07”; 13° Pas-quale Fornara a 14’28”; 14° Wim Van Est (Ned) 15’07”; 15° Gino Bartali a 15’34”; Virgilio Salimbeni a 21’38”; 17° Luigi Mastroianni a 28’13”; 18° Kurt Schneider (Aut) a 30’20”. Note: Hugo Koblet penalizzato di 20” per cambio irregolare di ruota.
![[Immagine: Magni%20Trionfo_zpsvni0pebn.jpg?t=1546073335]](http://i1161.photobucket.com/albums/q504/ilnuovociclismo123/Magni%20Trionfo_zpsvni0pebn.jpg?t=1546073335)
Fiorenzo Magni, dopo il trionfo.
Maurizio Ricci detto Morris