Roberto Chiappa in carriera è stato uno degli ultimi grandi velocisti della tradizione italiana: quattro partecipazioni olimpiche, ventuno vittorie in Coppa del Mondo (l’italiano con più successi in questa competizione), quarantanove titoli nazionali e tre maglie iridate nelle discipline veloci. Abbiamo raccolto i pensieri dell’ex sprinter ternano – oggi direttore del Velodromo di Dalmine e coordinatore del settore pista lombardo – riguardo il terzo e ultimo round della UCI Track Nations’ Cup, l’ex Coppa del Mondo, fondamentale per qualificarsi ai Mondiali di Saint-Quentin-en-Yvelines.
La protagonista del round casalingo di Nations’ Cup è stata – senza dubbio – Marta Bayona.
La colombiana ha vinto nel Keirin e nei 500 metri, e ha sfiorato l’oro anche nella Velocità. Bayona di certo non la scopriamo oggi, ma in questa stagione si sta mettendo particolarmente in luce. La Colombia negli ultimi anni ha investito molto nella velocità e i risultati si stanno vedendo proprio con lei. Tatticamente corre e bene e nei 500 metri fa registrare sempre ottimi tempi: questa volta 32.952, una delle migliori prestazioni dell’anno. Il Keirin lo ha dominato con un grande rush finale, pur essendo mal posizionata nei giri conclusivi. Nella Velocità è riuscita a contrastare Gros, che è una delle più forti al mondo, e ha perso solo al fotofinish.
Paul riesce a battere un Lavreysen sottotono, cosa è successo al neerlandese?
Nel Keirin Lavreysen veramente deludente. In semifinale è uscito contro Bötticher, Ponomayrov e Angsuthasawit. Poi ha vinto la finalina per il settimo posto, ma non è gara per lui: siamo abituati a vederlo in competizioni ben più importanti. La grande sorpresa è stata Nicholas Paul, ragazzo di Trinidad e Tobago che vive in Svizzera ed è allenato da Craig MacLean al Centro UCI, lo stesso allenatore di Miriam Vece. È un corridore veramente talentuoso e adesso sta pian piano dimostrando tutto il suo valore. A volte fa errori grossolani, ma in questa Coppa del Mondo è stato veramente impeccabile. Ha dominato il Keirin e nella Velocità ha vinto con grandissima facilità. Contro Lavreysen ha preso entrambe le volate in testa, e nei 200 metri finali è andato via forte, non dando spazio alla rimonta di Lavreysen, che solitamente questi sprint li vince. Ai Mondiali gli uomini da battere saranno Paul, Lavreysen e Richardson.
Quanto ha influito correre a Cali, in altura, per i velocisti?
Conosco molto bene il velodromo di Cali perché ci ho vinto la prova di Velocità e di Velocità olimpica nel 1996, poco prima delle Olimpiadi di Atlanta. È un velodromo semicoperto, quindi non il classico indoor, ma è comunque a 1000 metri sul livello del mare. Non è come correre a 2000 metri, dove l’aria è ancora più rarefatta, ma nelle prove di velocità un po’ ti agevola.
Milan torna alle corse con un 4:05.373 nell’Inseguimento Individuale, quali sono i suoi margini?
Non mi aspettavo questa prestazione da Milan visto che quest’anno ha fatto poca pista. È dovuto andare a Cali per qualificarsi ai Mondiali. Sappiamo che Milan è un corridore di grande classe e di grande talento, nei grandi appuntamenti nonostante la giovane età lo abbiamo già visto eccellere. A Cali ha fatto registrare il suo personal best, battendo il tempo del Mondiale dell’anno scorso, quando era in una condizione migliore. Il ragazzo ormai è pronto per scendere sotto il muro dei 4:05 e insidiare Filippo Ganna e Ashton Lambie al Mondiale di quest’anno.
Proprio come Milan, Paternoster torna al meglio alle corse
Bisogna fare due considerazioni su Letizia Paternoster. L’avevamo sempre vista nelle prove di situazione, dove eccelle, ma non si era mai cimentata nell’inseguimento individuale, perché non aveva avuto spazio. Invece, sorprendentemente, ha fatto registrare un 3:25.310: il nuovo record italiano. Dunque si avvicina all’elite mondiale della specialità e in futuro potrà competere contro le tedesche (Brennauer, Brauße e Kröger, ndr.). Marco Villa ci ha visto lungo a impiegarla nell’inseguimento. Nell’eliminazione, invece, Valente si è dimostrata molto più forte, ma Letizia ha ottenuto l’argento grazie alla sua grande intelligenza in pista. E nella Madison è andata davvero forte con Federica Selva, che era alla sua prima partecipazione.
Super rimonta Donegà, da nono a primo nella Corsa a Punti dell’Omnium: il ferrarese può competere con i maestri della disciplina?
È ancora presto. A Cali mancavano i big. Però bisogna dire che con una grande Corsa a Punti – che è la sua specialità – ha completamente stravolto le classifiche dell’Omnium. Donegà è molto giovane, quindi in futuro potrebbe soppiantare Viviani e Consonni in nazionale: la scelta è solo di Villa.
Questa prova di Nations’ Cup è stata caratterizzata da una competizione povera a causa della concomitanza con Tour de France, Giochi del Mediterraneo e Europei under 23. Come si può risolvere questo problema?
L’UCI dovrà gestire questo problema. Hanno voluto creare la Champions League – a invito – per la stagione invernale e hanno ottenuto ottimi risultati. La Nations’ Cup, invece, svolgendosi durante la stagione su strada mette le federazioni in difficoltà a convocare i propri atleti migliori. L’UCI a mio avviso deve prendere una decisione: se vorranno continuare a fare la Nations’ Cup in questo periodo, dovranno rinunciare ai grandi nomi.
Quali cose sono cambiate dai round di Coppa del Mondo che vinceva Chiappa a quelli di oggi?
Per noi la Coppa del Mondo era un appuntamento importantissimo, volevamo sempre vincere e la competizione era altissima. Tutti volevano fare bene nelle prove di Coppa del Mondo per essere tra i favoriti al Mondiale. Oggi, invece, tanti snobbano la gara. La Coppa del Mondo per la mia generazione era un mondiale di primavera, adesso non interessa quasi più a nessuno.