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    Shirin van Anrooij, un elogio a potenza e tenacia

    Alberico FaroldiDi Alberico Faroldi27 Gennaio 20227 Minuti di Lettura

    Insieme a Fem van Empel e Puck Pieterse, alle quali sarà sempre e inevitabilmente legata sia per ragioni anagrafiche che per comunanza di obiettivi, Shirin van Anrooij è una delle più promettenti realtà non solo del ciclocross, ma di tutto il ciclismo femminile.

    Nata a Goes, a due passi dal mare nel sud-ovest dei Paesi Bassi, il 5 febbraio del 2002, sin da giovanissima ha manifestato un forte interesse verso la corsa in generale, in bici e a piedi, meglio se su terreni non asfaltati e sulle poche salite che la sua regione offre, seguendo l’esempio della sorella maggiore Lindy. Non è stata una sorpresa perciò che ad annunciarne il talento sui palcoscenici internazionali siano state le discipline che più di tutte combinano i diversi mondi della corsa: duathlon, triathlon e ciclocross.

    Parallelamente alla carriera da crossista, nella quale si è rapidamente fatta notare come una delle più vincenti della sua classe d’età (31 vittorie totali nei due anni da allieva e campionessa neerlandese di categoria), infatti, nel 2018 Shirin si è laureata vice-campionessa del mondo juniores alla rassegna iridata di Fyen, in Danimarca, nel duathlon e nel cross triathlon, nonostante fosse una della atlete più giovani in gara e le difficoltà palesate nella parte nuotata, non certo la sua specialità.

    Arrivata con grandi credenziali alla sua prima stagione di ciclocross tra la Elite, Van Anrooij non ha deluso le aspettative, riuscendo subito ad ottenere risultati di assoluto valore per una ragazza non ancora 17enne, la quale, a causa della mancanza di punti UCI, doveva inoltre quasi sempre partire dalle retrovie: dopo la prima top 10 al Radcross di Illnau, sono arrivati il podio al GP Contern in Lussemburgo, appena dietro a Puck Pieterse e diversi piazzamenti di prestigio nei cross più importanti della stagione, su tutti il 9° al Druivencross di Overijse e il 10° la settimana seguente a Zonhoven.

    La successiva è l’annata della consacrazione, accantonata, ma non troppo (campionessa nazionale di sprint duathlon), la parte podistica, al ciclocross si affianca l’attività su strada dove dimostra di essere in possesso di doti non comuni. Se in volata e a districarsi in gruppo ha qualche lacuna, quando si tratta di far cantare i cavalli di un motore aerobico, allenato dalle lunghe pedalate controvento sulle strade di casa, e la sfida è 1 vs 1, ha ben poche rivali: veste la maglia di campionessa neerlandese ed europea a crono, vince sempre contro il tempo alla Watersley Classic e conquista la medaglia d’argento al mondiale di Harrogate.

    Anche una volta scambiata la bici da strada per quella da cross e una concorrenza fatta di atlete al massimo più grandi di un anno con una open, Shirin continua a macinare risultati. Sull’onda lunga dell’argento iridato ottiene il primo podio in Belgio e riesce a vincere, laddove ci era salita per la prima volta un anno prima tra le elite, al GP Contern, davanti alla ex campionessa del mondo Thalita de Jong. Al campionato europeo di Silvelle, su un percorso estremamente lento e fangoso che sembra fatto apposta per esaltarne la potenza, però, Van Anrooij perde il primo round della sfida con Puck Pieterse, arrivando addirittura dietro anche alla francese, e più giovane, Olivia Onesti.

    Tuttavia, dopo un decimo posto la settimana successiva a Tabor, ancora dietro alla connazionale, la lotta diventa a senso unico. Le dovrà cedere il passo unicamente a Diegem, ma solo perché i meccanici non si faranno inspiegabilmente trovare ai box nel momento del bisogno. Un altro successo, sempre in Lussemburgo, prepara il terreno per la rivincita dell’europeo al campionato nazionale neerlandese, a cui arriva da atleta della Baloise di Sven Nys in pectore, qualche giorno prima era stato infatti ufficializzato il passaggio alla corte del due volte campione del mondo per la stagione crossistica 2020-2021. Inoltre, l’eccellente 7° posto di Hoogerheide non fa che confermare il suo status di assoluta favorita per il primo appuntamento iridato riservato alle juniores.

    A Dubendorf Shirin non lascia spazio a sorprese, domina la gara sin dalle prime battute, concludendo con 53” su Pieterse e 1’18” sulla statunitense Munro. Una settimana dopo arriva anche il primo podio in una prova delle tre challenge, sulla sabbia, uno dei suoi terreni preferiti, del Krawatencross di Lille, al termine di una grande gara di rimonta, ormai diventata il suo marchio di fabbrica. Chiude la stagione con altre due ottime prestazioni a Middelkerke e Hulst e sembra pronta a portare anche su strada ciò che di buono ha fatto vedere durante l’inverno, ma la realtà purtroppo sarà un’altra.

    La gara perfetta di Shirin van Anrooij ai Mondiali juniores di Dubendorf 2020

    La pandemia interrompe il suo momento magico e al ritorno alle competizioni non riesce mai a raggiungere il livello sperato, sia su strada che nel cross, dove prima deve fare i conti con un fastidioso mal di schiena e poi subisce un brutto infortunio, una profonda ferita all’avambraccio causata da un freno a disco durante le fasi iniziali della gara di Tabor, che, di fatto, ne chiude anzitempo la stagione.

    Per la sua prima stagione da Elite su strada passa, come prevedibile, alla Trek-Segafredo. Con la maglia del sodalizio italoamericano sembra riannodare i fili di un percorso di crescita interrotto bruscamente l’anno prima: si mette in luce nelle prove a lei più congeniali, come quelle a cronometro, e mostra interessanti margini di sviluppo nelle gare dalle altimetrie più pronunciate.

    Lei per prima si vede come atleta da corse a tappe, con quel Giro Rosa che sembra il naturale sbocco per il suo talento. Nel cross conferma di essere in ripresa e parte subito forte, arrivando seconda su uno di quei percorsi che più premiano le doti fisiche, a Beringen, e quarta la settimana dopo a Bredene. La successiva trasferta americana invece segna, dopo quasi due anni, il ritorno alla vittoria, ottenuto davanti a Helene Clauzel, una delle rivelazioni della stagione.

    Il rientro in Europa coincide con una serie, ad oggi ancora aperta, di piazzamenti consecutivi in top 10, impreziositi dalla conquista della maglia di campionessa europea U23 sul Col du Vam, al termine di una gara in cui ha frustrato il tentativo di rientro della sua rivale di sempre grazie alla sua grande capacità di tenere sempre il ritmo alto e costante, e da diversi piazzamenti di primo piano: quarta a Koksijde e Zolder, quinta a Dendermonde, terza a Loenhout e seconda a Hamme.

    Shirin van Anrooij conquista il titolo continentale tra le donne U23

    Insomma, un’atleta pienamente recuperata e che sarà uno dei nomi da battere al campionato del mondo di categoria di Fayetteville. Detto delle sue potenzialità su strada, la Van Anrooij crossista si caratterizza per le ottime doti sul passo, la tenuta che la porta a crescere durante l’ora di gara, la grinta e la tecnica sobria, a cui fa da contraltare però una carenza di esplosività che la costringe spesso a dover inseguire e che le dà un solo modo per vincere: in solitaria.

    I suoi terreni di elezione sono quelli dove i suoi punti forza sono accentuati e i punti deboli mascherati, come la sabbia e il fango, per sua fortuna anche quelli più compatibili con un incremento del suo impegno su strada. Scegliere la migliore tra lei e Pieterse o Van Empel è un esercizio fine a sé stesso e nel farlo non ci si può limitare alle nude statistiche, tanto differiscono come caratteristiche. Quel che è certo che stiamo parlando di profili di assoluta eccellenza e anche se magari Shirin risalta meno all’occhio, quanto a talento non è affatto inferiore alle due, lo manifesta solo in maniera diversa.

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    Alberico Faroldi

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