Se Shirin van Anrooij incarna, col suo modo di correre, l’essenzialità, Puck Pieterse rappresenta senza dubbio la spettacolarità, grazie alle doti di conduzione del mezzo che le permettono bunny hop in gara e impennate con una sola mano al di fuori. La sua abilità tecnica, tuttavia, pur in grado di catturare più di altre caratteristiche l’attenzione dello spettatore casuale e non, non deve far passare in secondo piano che la sensibilità e la capacità di essere tutt’uno con la bicicletta vanno di pari passo a qualità fisiche di primo piano.
Nata ad Amersfoort, nei Paesi Bassi, il 13 maggio del 2002, Puck Pieterse può vantare una carriera giovanile costellata di vittorie in diverse specialità del ciclismo, dal cross country al ciclocross passando addirittura per la mtb street race. Nei due anni da allieva sono state infatti 24 le vittorie complessive nel ciclocross, nel quale però non è riuscita a vestire la maglia di campionessa nazionale (nel 2018 fu seconda dietro proprio a Shirin van Anrooij), impresa che invece le è riuscita nel cross country.
All’esordio tra le grandi, avvenuto tra le file della ZZPR.nl-HanClean-Orange Babies nel 2018-19, si rende subito protagonista di performance di assoluto rilievo, arrivando a soli 3” dal 10° posto al Superprestige di Boom soltanto alla sua terza uscita. Curiosamente, ma non troppo, dato il legame che le unisce, il suo battesimo sul podio arriva nella stessa occasione di quello della sua grande rivale: al GP Contern Puck conquista la piazza d’onore proprio davanti a Shirin.
Come si allena Puck Pieterse per saltare le tavole in bici
A Hamme si fa conoscere al grande pubblico, non solo per la prima top 10 in una prova delle tre challenge, ma anche e soprattutto perché le telecamere la inquadrano mentre salta le tavole rimanendo in sella alla propria bicicletta, qualcosa di mai visto in gara fino a quel momento. Con il quarto posto nella prova riservata alle U23 ai campionati nazionali fa sua quella maglia (juniores, non erano ancora previste categorie separate) che fino ad allora le era sempre sfuggita nel ciclocross e al GP Mobiel Alvisse di Laudelange, una settimana dopo, alza per la prima volta le braccia al cielo in una competizione open davanti all’espertissima Helen Wyman, alla giovane e tecnicamente formidabile Aniek van Alphen e manco a dirlo a Shirin van Anrooij.
Durante la primavera e l’estate si cimenta con ottimi risultati nel cross country, dove, oltre a conquistare un nuovo titolo neerlandese vince ben 4 gare internazionali tra Belgio, Germania e Paesi Bassi, giungendo infine settima (terza delle 2002 dietro all’inarrivabile austriaca Mona Mitterwallner e alla statunitense Madigan Munro) al campionato del mondo di Monte-Sainte-Anne. Tornata al fuoristrada con ruote più sottili, si mette in luce, dopo un breve periodo di adattamento, con una serie di belle prestazioni, tra cui spiccano il 4° posto di Beringen, sul percorso più da mountain bike di tutta la stagione di ciclocross, e soprattutto la vittoria al campionato europeo junior di Silvelle e il 9° posto in Coppa del Mondo a Tabor.
Nel fango del tracciato veneto dimostra di essere in grado di far bene anche quando la tecnica lascia il passo alla potenza, sovvertendo i pronostici della vigilia, e conferma l’eccellente stato di forma una settimana dopo, su un terreno diverso, nella cittadina ceca. In seguito, tuttavia, fatta eccezione per il comunque straordinario 5° posto nella soirée di Diegem, deve lasciare spazio a una Shirin van Anrooij pigliatutto, dovendosi accontentare della medaglia d’argento sia al campionato nazionale che a quello mondiale di categoria.
Nel frattempo diventa ufficiale il suo passaggio, a partire dal 1° marzo del 2020, alla Alpecin-Fenix, il posto più adatto per proseguire nel solco multidisciplinare tracciato, prima di lei, da Ceylin del Carmen Alvarado e ovviamente Mathieu van der Poel. Il periodo dedicato al cross country, seppur limitato a causa degli strascichi della pandemia, vede Puck confermare il bottino di vittorie, 5 incluso il campionato nazionale, dell’annata precedente. Se al mondiale peggiora il risultato del 2019, al campionato europeo del Monte Tamaro chiude invece la stagione con un acuto di bronzo.
L’approdo in una delle realtà più organizzate e professionali del mondo ciclistico in generale porta a miglioramenti anche nel ciclocross, come confermano il titolo di campionessa europea U23 di ‘s-Hertogenbosch e un corposo numero di piazzamenti tra le prime 10, per giunta all’interno di un calendario altamente selettivo, fatto quasi esclusivamente di gare delle 3 challenge. Il 2021 e il principio del 2022 sono caratterizzati dal salto di qualità che Pieterse compie a 360° gradi.
I segni di una maturazione fisica che si sta compiendo portano a risultati di pregio in entrambi i settori del fuoristrada: in mountain bike, oltre al successo in due gare open, si rivela un habitué delle prime posizioni nelle prove di Coppa del Mondo di una categoria, quella U23, che nelle sue figure di riferimento (la citata Mona Mitterwallner e Blanka Kata Vas in particolare) ha poco da invidiare alle Elite e arriva seconda ai campionati europei, sul filante percorso di Novi Sad.
La battaglia senza esclusione di colpi tra Pieterse e Brand a Tabor
Nel cross invece, a stagione ancora in corso, sono già 8 i podi su 19 gare disputate, in cui ha spesso battagliato senza timore di sorta contro i mostri sacri della disciplina come Marianne Vos e Lucinda Brand, riuscendo talvolta a metterle anche in difficoltà. La vittoria le è sfuggita di poco in diverse occasioni, la più eclatante delle quali è senza dubbio stata la gara di Flamanville, in cui ha dovuto piegarsi solo al taglientissimo rush finale della sua altra coetanea e connazionale, Fem van Empel.
La Puck Pieterse attuale è un’atleta completa, in cui sono sempre preponderanti tecnica ed esplosività, quest’ultima evidente soprattutto nelle partenze, suo grande punto di forza, esaltati però ancora di più da uno chassis di tenuta e resistenza in continuo miglioramento (i 50′ di gara non la spaventano di certo). Al mondiale statunitense dovrà vedersela con le avversarie di sempre in quello che si annuncia, più che come un mondiale minore, come un mondiale parallelo, di livello non marcatamente inferiore a quello Elite, ma anche se non dovesse vestire la maglia iridata è una delle figure più interessanti e dal potenziale attrattivo più alto di tutto il ciclismo, non solo femminile.